Un uomo arrivato dal Bangladesh che vive per strada e tre ragazzini di Barivecchia, di 13, 14 e 16 anni, storia di un improbabile legame nato all’ombra del Castello Svevo. Mia è uno dei tanti senza tetto del Capoluogo pugliese, uno degli invisibili che cerca di arrivare vivo e vegeto dalla mattina alla sera.

Venuto in Italia in cerca di una vita migliore, si ritrova invece con poche cose e un giaciglio di cartone su una panchina, a due passi dalla questura. Raffaele, Michele e Raffale lo hanno visto un giorno mentre raccoglieva mozziconi di sigaretta, da lì lo hanno preso a cuore, passano del tempo insieme a lui, gli portano un po’ d’acqua e cibo, cercano di risollevarci il morale.

Se vogliamo, si tratta di gesti anche banali, tra virgolette si intende, ma molto distanti da quei figli della Bari bene che fanno pipì per strada, o che la sera di Halloween tirano uova e zucchero a velo su un poveretto che dorme in strada. Modi diversi di crescere, qualcuno diventa uomo subito.

La vita per Mia non è facile, se così si può chiamare quella che fa a Bari. Per questo il suo unico desiderio è tornare a casa, in Bangladesh. Ci vorrà tempo finché tutte le pratiche siano espletate, nel frattempo se qualcuno può dargli una mano, ne sarà grato, allo stesso modo in cui ora cerca di rendersi utile mantenendo pulita l’area dove dorme.