A meno di due anni dall’ultimo dei quarto interventi chirurgici a cui si è già sottoposta, Mina Emilio, donna barese di 58 anni, finisce nuovamente in sala operatoria. A provocare il problema alle protesi al seno, operato per un carcinoma la prima volta nel 2012, sarebbero state alcune manovre improprie del tecnico durante l’ultima mammografia.

“Vengo accolta da un tecnico a cui faccio presente che ho le protesi – spiega la paziente -, ma come se nulla avessi detto questo mi tortura, mi spreme, minimizza quando comincio ad urlare e piangere per il dolore”. Un dolore lancinante, che porta la donna a perdere coscienza. In quel momento è presente un’amica che “per fortuna mette fine alla tortura”.

Da quel momento la signora Emilio non ha pace, i dolori sono tremendi, tanto da essere necessario l’intervento di alcuni specialisti. Dagli esami emerge che la protesi è stata danneggiata. “Non dall’esame mammografico in sé per sé  – racconta la donna -, ma molto probabilmente dalle manovre a cui sono stata sottoposta. Quando mi è stato detto che sarei dovuta finire nuovamente in sala operatoria per la sostituzione delle protesi mi è crollato il mondo addosso. Ho persino pensato di non essere capace di affrontare tanta sofferenza”.

La 58enne finisce sotto i ferri per la quinta volta. Un nuovo ricovero, altri esami, anestesia e un problema cardiologico determinato dallo stress di questi ultimi mesi. “Ho vissuto le festività natalizie e l’inizio del nuovo anno con la tristezza e l’angoscia dell’intervento – spiega -. E dopo convalescenza, riposo assoluto, non muovere le braccia, non fare sforzi, non guidare, non andare in macchina con nessuno, non cucinare, non lavorare, ed essendo una libera professionista vengono meno anche le entrate che mi danno da vivere”.

“Sono stanca – dice la donna amareggiata – ma voglio che la mia storia sia d’esempio a tutte le donne che come me hanno subito e subiscono l’incompetenza o la superficialità di medici che non hanno rispetto di chi soffre, non solo nel fisico, ma anche nell’intimo del proprio io. Mi ribello e consulto altri medici e avvocati con l’intenzione di agire nei confronti di chi dovrebbe rispondere di tutto ciò, più che per chiedere un risarcimento danni (avendo sostenuto anche non poche spese), per ottenere un risarcimento morale. La verità”.

Essere convinti di stare dalla parte della ragione, però, sembra non essere sufficiente. “Oltre ad aver subito un danno grave – incalza la paziente – mi ritrovo nella condizione di non poter denunciare il fatto per un eventuale risarcimento del danno, poiché nessun medico e ripeto nessun medico, dopo diverse ricerche, ha voluto accertare il presunto nesso eziologico fra il danno provocatomi e la mala gestione della mammografia a cui sono stata sottoposta”.

Da un lato l’impossibilità di sapere con certezza se quella mammografia possa aver cagionato il danno subito, che l’ha portata in sala operatoria per la quarta volta; dall’altro l’incredulità nel constatare le difficoltà che un cittadino può riscontrare nel tentativo di accertare la verità dei fatti.

Il calvario di Mina Emilio era iniziato 7 anni fa, nel 2012, quando scopre di avere un carcinoma alla mammella. “La sola notizia in una donna può creare un terremoto psicologico di grandi proporzioni. Vengo sottoposta a ben due interventi chirurgici, il primo con il quale mi asportano solo una parte della mammella e a distanza di neanche un mese il secondo nel corso del quale mi asportano l’intera mammella, perché si è scoperto che il tumore aveva creato nuovi danni”. Pochi mesi dopo il nuovo intervento per la ricostruzione del seno.

E così inizia il calvario della terapia, dei controlli periodici, degli esami diagnostici, e sempre la grande tensione dell’incontro con l’oncologo in cui temi di sentirti dire che il mostro è ritornato. Come se non bastasse, poi, poco dopo un nuovo intervento. Le protesi, infatti si erano irrigidite. “E sei di nuovo in sala operatoria, con il tuo stato psico-fisico che ti trascina sempre più in basso, mettendo a dura prova tutta te stessa”. Un dramma continuo, arrivato fino all’ultima operazione chirurgica dei giorni scorsi.