foto di repertorio

“Avrei voluto fare tante altre cose nella mia umile vita, ma sono comunque felice perché il Signore mi ha donato in questi anni un marito e tre figli meravigliosi, la gioia più grande della mia vita, che ho amato follemente. Non siate tristi, ma vogliatevi bene sempre. Sorridete alla vita. Una abbraccio forte alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicina, parenti, amici e tutti coloro che mi hanno sorretto in ogni momento. Adesso sono contenta perché sono tra le braccia della Madonna. Con amore”.

A scrivere è una mamma di 42 anni, stroncata dal tumore dopo una strenua lotta per riuscire a strappare qualche giorno in più al fianco dei propri figli, di chi l’ha amata. Nel 2015 perde il lavoro e un anno dopo si ammala. Da quel momento inizia un calvario purtroppo molto comune. “Oggi si tende a idolatrare calciatori, cantanti e youtuber – dice il marito – ma il vero esempio sono persone come lei, sempre sorridenti e solari, capace di una forza sorprendente”.

Questa è la storia semplice di una donna capace di farsi in quattro per chiunque fino all’ultimo respiro. Due settimane prima di morire, era nel letto, ormai non riusciva più a muoversi. Parlava in modo lucido, infondendo coraggio a chi si disperava per lei. Una domenica dice al marito di prendere carta e penna e di iniziare a scrivere. La sua eredità spirituale, le raccomandazioni. “Non arrabbiarti con i bambini se fanno i birichini più del solito, stai sempre accanto a loro”.

Chiama chiunque fosse in casa in quel momento e ad ognuno riserva una parola di conforto e gratitudine dopo aver detto anche a loro di prendere carta e penna. Una specie di promessa solenne messa nero su bianco, poi chiama a sé i suoi bambini: “Diventerò una fatina – spiega -, sarò sempre con voi per proteggervi”. Pianti e disperazione diventano un attimo di serenità quando uno dei figli rassicura la mamma: “Non devi stare male. Vai, non ti preoccupare di noi, l’importante è che tu stai bene”.

“Non affannatevi per le cose futili”, diceva ancora a chi non riusciva a farsi una ragione delle sue condizioni. “Ero arrabbiato col mondo, e in parte lo sono ancora – ripete il marito pensando al momento in cui sua moglie si è spenta tra le sue braccia -. Ogni tanto la chiamavo per capire se fosse ancora cosciente. Quella notte ho pure provato a rianimarla facendole la respirazione bocca a bocca. Non so se avrò la forza di mantenere le promesse che le ho fatto, ma farò il possibile e vorrei che il suo messaggio di speranza e di amore per la vita arrivi ovunque”.