Squilla il telefono, è Nora. L’avevamo incontrata ad Ascoli Satriano sei anni fa, alla Vigilia di Natale del 2013. Ci aveva chiamato perché la sua vita era un infermo: un figlio di tre anni con un neuroblastoma aggressivo, il marito costretto a fare lunghi viaggi giornalieri pur di rimediare qualche soldo e una figlia in balia di questa situazione.

La famiglia, originaria della Tunisia, ma con cittadinanza italiana, non aveva avuto un bel rapporto con l’amministrazione comunale dell’epoca. Nora voleva solo portare Omar in una casa vera quando non stava a San Giovanni Rotondo per sottoporsi alle cure e non in un alberghetto o a casa di amici com’è stato fino al giorno della sua morte.

Un grande sorriso bagnato da profonde lacrime. Nora ha chiamato per dirmi che oggi le hanno assegnato la casa popolare. Lei, suo marito Taoufik e la figlia Nadine, hanno finalmente smesso di girovagare. Il pensiero, però, è rivolto a Omar. “Il neuroblastoma ha avuto la meglio – racconta la mamma – e s’è preso il mio angelo. Avrei voluto entrare con lui in questa casa, ma sono sicura che in parte c’è il suo zampino”.

Nora ha presentato regolare domanda per l’assegnazione dell’alloggio popolare, risultando assegnataria per il rotto della cuffia. A consegnare l’abitazione, ironia della sorte, è stato Vincenzo Sarcone, il suo avvocato ai tempi della protesta, ora Sindaco di Ascoli Satriano. L’abbraccio tra i due mette la parola fine a questa lunga lotta, piena di ostacoli e sacrifici.

Non ci resta che augurare a Nora, Nadine e soprattutto a suo marito Taoufik, particolarmente provato dalla morte del figlio, tutto il bene del mondo. In testa e nel cuore avrò sempre la voce dolce e il sorriso triste di Nora, una mamma provata, ma ancora capace di infondere quel barlume di speranza necessario a chi pensa di mollare.