“Si tratta di un’idiozia tutta italiana, non riguarda solo Palo del Colle”. La teoria, confermata dalla dirigente comunale dovrebbe bastare a giustificare tutti i soldi pubblici spesi per ospitare intere famiglie nelle comunità convenzionate, al posto – quando c’è – di trovare una soluzione meno dispendiosa e più appropriata.

Siamo tornati nel Comune famoso per gli strepitosi taralli, diventato esempio negativo nazionale nella gestione degli alloggi popolari. Ci sono 18 case comunali occupate abusivamente perché non si riesce ad assegnarle una volta per tutte ai legittimi proprietari. Ci sono altri alloggi popolari, dell’Arca, liberi o prossimi alla disponibilità, ma la soluzione adottata per sostenere Giovanni Lamacchia, sua moglie e i suoi due figli di 16 e 3 anni, è quella di mandarli in una comunità di Cassano, spendendo almeno tre volte in più di quanto basterebbe riuscendo a trovare una casa o pagando l’affitto.

Il problema è che a Giovanni nessuno vuole affittare nemmeno una stanza, seppure il Comune pagherebbe le prime tre mensilità. Il rischio di ritrovarsi l’immobile occupato anche oltre quel periodo è elevatissimo e allora si decide piuttosto di tenere vuoti gli immobili. La famiglia Lamacchia ieri pomeriggio sarebbe dovuta essere sgomberata dalla sistemazione in emergenza trovata in via Abate Fornari.

Sabato, alle 3 del pomeriggio, però, non si è fatto vivo nessuno. La responsabile dei Servizi sociali stava andando a comunicare ai Lamacchia il rinvio dello sgombero: “Il pulmino della comunità che sarebbe dovuto andare a prenderli si è rotto”. Alla nostra vista, però, ha fatto dietrofront e sul posto, per la comunicazione ufficiale, sono arrivati due vigili urbani. Alla responsabile abbiamo provato a chiedere quanto costasse al giorno mantenere i Lamacchia nella comunità, ma la notizia sulla spesa di soldi pubblici è talmente riservata da non poter essere resa pubblica.

In via Abate Fornari, chiamato dalla famiglia, è arrivato anche Domenico Conte, consigliere comunale, ma soprattutto ex Sindaco del paese. Ai palesi facoltosi ha rivolto il suo appello, convinto si possa lavorare per trovare una soluzione alternativa al confinamento dei Lamacchia a Cassano. Se non ci sono alternative, amen, ma l’idea che debbano essere spesi un sacco di soldi, utili magari per aiutare altri nuclei familiari in difficoltà, apre una riflessione generale, anche sull’apparente mancata comunicazione tra uffici comunali.