Ieri sera avevamo lasciato mamma e figlio affetto dalla sindrome di Lowe al pronto soccorso. La donna lo aveva portato al Policlinico perché a causa di uno scompenso psicofisico Tommaso, ragazzo di 22 anni, aveva perso il controllo e aveva iniziato a farsi del male. In quel caso diventa pericoloso anche per chi gli sta accanto. La mamma porta spesso sul proprio corpo i segni delle involontarie violenze subite dal figlio in preda a incontrollabili raptus.

“È difficile individuare la causa scatenante – spiega la donna – io ormai ho terrore a stare sola con lui. Per questo cerco quanto più possibile di restare in posti dove possa avere aiuto. La notte, invece, capita che Tommaso resti solo a casa mentre io sono in auto fuori dal portone”. Ieri, dopo le dimissioni dal pronto soccorso, mamma e figlio sono rimasti nella sala d’attesa, nella zona delle macchinette.

Tommaso ha perso nuovamente il controllo e sul posto sono intervenuti la guardia giurata e il personale sanitario. Il ragazzo è stato calmato e i due sono rimasti almeno fino alle 4 del mattino sulle sedie nell’area relax, davanti ai distributori automatici. A quel punto la mamma ha fatto in modo che Tommaso potesse dormire un’oretta sui più comodi lettini della sala gialla, in attesa che arrivasse il papà a prenderli dopo aver smontato dal lavoro, intorno alle 6.15.

La donna da due giorni è in malattia, perché stravolta dalle notti trascorse in bianco. “È persino difficile conservare la necessaria lucidità mentale – spiega la mamma disperata – sto per riformulare la domanda per l’assistenza al nostro distretto sanitario di competenza, ma temo di sapere come andrà a finire. Nessuno vorrà prendersi cura di mio figlio. Per come si è messa la situazione adesso sono anche disposta ad accettare di mandarlo lontano da casa. Non so più che altro fare per il suo, il mio bene e quello del padre”.