Una rissa come tante, come a decine ne succedono nelle notti brave baresi. Questa volta, però, l’epilogo non è per strada, ma sui social network. A scrivere è una testimone oculare. Una sua amica prova a sedare la rissa, ma viene colpita in faccia per sbaglio.

Tutto sarebbe iniziato nel bagno di un bar del quartiere San Pasquale. Cose di poco conto, ma un gruppetto di ragazzi non cerca altro che il pretesto per dare sfogo alle proprie frustrazioni. Appena fuori dal locale parte la scazzottata e l’unica a intromettersi nel tentativo di far ragionare i trogloditi è la vittima, ritiratasi con un livido e tanta rabbia.

Di seguito vi proponiamo il suo messaggio, scatenato dalla rissa per futili motivi e dal fatto che nessuno, se non una donna, abbia provato ad evitare il peggio.

LO SFOGO – Bari è una città meravigliosa. Bari è ricca di storia, cultura e tradizioni che la maggior parte dei suoi abitanti non conosce; gi stessi che ti dicono che Bari è bella per la sua gente, perché siamo calorosi, simpatici, per il nostro buffo accento. Bari è fatta di maschere: questo è quello che bisognerebbe dire in realtà. Il potenziale di questa città crolla nel momento in cui, in una serata tranquilla con gli amici, scatta una rissa, ‘così per priscio’.

E in questa tarantella vergognosa, una ragazza normale è l’unica che si mette in mezzo per evitarla. Bari perde completamente tutte le sue opportunità nel momento in cui alla stessa ragazza viene appioppato un ceffone, ‘per sbaglio eh’, perché cercava di placare i bollenti spiriti dei coloriti personaggi che popolano questa città.

Bari sprofonda nel degrado più assoluto nel momento in cui le persone che la circondano le dicono con convinzione ‘si sa che non ti devi mettere in mezzo, quelli sono così, non ci puoi far nulla’. E intanto la nostra protagonista torna a casa con un livido e con un grande senso di colpa. Sapete cos’è che fa più ribrezzo? È che il senso di colpa è dettato dal fatto che, paradossalmente, lei si sia messa in mezzo piuttosto che continuare a farsi i fatti suoi.

Che storia triste eh? Eppure è la stessa che si ripete ogni giorno, se non peggio, in questo abisso di omertà, paura, disagio che contraddistingue tutti, me compresa. A Bari abbiamo il mare, abbiamo il castello, la basilica, la cattedrale, i panzerotti, il pesce buono, e tanta gente di merda. Io non sono qui a fare la paladina della giustizia, perché ammetto di aver avuto paura, ammetto di non aver affiancato la ragazza perché ero un blocco di marmo.

È stato peggio di una paralisi del sonno (per chi l’ha provata) e tutto è successo così velocemente che mi sono semplicemente ritrovata appoggiata ad un muretto a tremare. In parte mi vergogno a scrivere questo, in parte cerco di riscattarmi per non aver espresso in maniera diversa questi sentimenti, magari nel momento più adatto. Ho tanti sogni nel cassetto e il futuro ne conserva la chiave; sto dando vita ai miei progetti un pezzettino alla volta, con tanta voglia di cambiare il volto della mia Puglia. Ma più il tempo avanza e più mi chiedo se, una volta avuta la chiave che tanto desidero, il cassetto non si riveli completamente vuoto, un po’ come mi sento io ora.