Giovanni Attolico con Carmela Palermo durante la Race for the Cure

Il pugno nello stomaco della diagnosi, il coraggio di affrontare la malattia, la forza di superarla e tornare a una vita normale. Tutto accompagnato dalla “mano invisibile” di San Nicola. Giovanni Attolico racconta il suo calvario, da quando ha scoperto di avere un tumore al seno fino alla sconfitta del male e alla riscoperta della vita grazie (anche) alla fede.

Tutto inizia un lunedì di fine estate dello scorso anno, il 18 settembre. Giovanni si sta preparando per andare al lavoro ma avverte un bruciore e un gonfiore al lato sinistro del petto. Forse una puntura di insetto in spiaggia? Giovanni inizialmente non ci fa molto caso ma a fine giornata vuole vederci chiaro e va al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo dove. Qui l’inaspettata e brutale sentenza, tumore al seno: ” Rimango sbalordito, chiedo spiegazioni al dottore che mi dice che e una cosa normale, di questo male vengono colpiti anche gli uomini”.

Seguono tutta una serie di esami di rito, dalla mammografia all’ecografia fino all’ago aspirato, una nuova visita chirurgica e persino una visita specialistica nella Senologia chirurgica dell’Istituto Oncologico di Bari. Giornate passate in ospedale, attese snervanti e un macigno che pesa sulla testa. La diagnosi, purtroppo, è confermata: “Nell’attesa di tutto questo stai male, pensi al peggio, passeggi solitario senza una meta, non dormi la notte. Stai bene solo quando sei al lavoro, poi ripiombi nell’abbisso alla fine della giornata lavorativa”.

Un lungo tunnel, apparentemente senza fine, in cui è facile entrare ma difficilissimo uscire. Se non con una parola di conforto, una speranza, magari dettata dalla fede. Giovanni si rivolge a Padre Giovanni Distante, all’epoca vice priore della Basilica di San Nicola, oggi Rettore della stessa Basilica. A lui lo lega una profonda amicizia lunga 42 anni perché era il suo catechista: “Lui mi ha regalato una bottiglietta con la sacra manna e una preghiera per gli ammalati. Da quel giorno fino all’intervento ho fatto sempre quello che mi aveva detto Padre Giovanni. Ho messo la manna 2 volte al giorno sulla zona interessata e pregavo”.

Arriva il giorno dell’intervento: mastectomia totale in blocco con linfodema ascellare e asportazione di 11 linfonodi. Dopo tre giorni Giovanni esce dall’ospedale ma il calvario non è finito. Drenaggio, medicazioni e 32 giorni di fisioterapia per recuperare l’uso del braccio sinistro totalmente bloccato: “Sono stato affidato alla fisioterapista Letizia Girardi, una che sa fare il proprio lavoro. È riuscita a rimettermi a posto il braccio e anche la scapola alata”. Durante la fisioterapia nasce l’amicizia con Carmela Palermo, una delle tante donne impegnate a combattere lo stesso male: “Una roccia – racconta Giovanni – è un punto di riferimento per me e molte donne e porta avanti la sua battaglia per la causa del tumore al seno delle donne”.

Dopo 2 lunghissimi mesi di attesa arriva l’esito definitivo. Il tumore era maligno ma i linfonodi non erano stati intaccati: “Questo è il miracolo di San Nicola. Tutti mi avevano detto che al 99% erano stati intaccati, ma invece il male si è fermato li senza muoversi. Senza levare niente ai dottori che ringrazio, ma la mano di San Nicola in tutto questo c’è”.

Così Giovanni è tornato a vivere: “La mia cura è solo ormonale, prendo una pillola al giorno, faccio i regolari controlli e tutto sommato nella sfortuna sono stato fortunato. L’essenziale è essere vivi”. E tutta la sua voglia di vivere Giovanni l’ha urlata alla Race for the Cure, la corsa per sensibilizzare la lotta contro i tumori al seno. Un fiume tutto rosa in cui c’era anche lui: “A parte qualche dolore che persiste ho corso per 5 chilometri, io unico uomo in rosa non mi sono vergognato a correre con loro. Faccio appello ad altri uomini che sono nelle stesse mie condizioni di non aver paura”.