La gestione dell’abusivismo è sempre stata una delle più grosse contraddizioni della città di Bari. Neppure la famosa “rivolta delle fornacelle” di San Nicola è servita a determinare una linea precisa di demarcazione tra la tolleranza zero e la manica larga. I controlli dipendono molto dal giorno, dalla stagione, dal quartiere, dalla tradizione, dall’agente in servizio, dall’organico della Polizia Locale continuamente in affanno. Sindaco sotto scorta e cittadini aggrediti quando provano a sollevare la questione.

In queste ultime settimane abbiamo incontrato e ci siamo scontrati con alcuni venditori senza licenza o che di quella licenza danno una libera interpretazione. Celeberrima la discussione con l’abusivo a Santa Caterina, così come emblematica è la storia di Morris. In tanti sono saltati dalla sedia quando hanno visto e letto. Siamo stati criticati aspramente, soprattutto da chi dice: “Ma andate a rompere le palle ai truffatori, non alla gente che lavora dalla mattina alla sera”.

La legge non ammette ignoranza, ma il condizionale è d’obbligo. A meno che la frutta e la verdura vendute agli angoli delle strade non siano rubate dagli agricoltori, pure loro lavoratori, ci poniamo una domanda banale ma dirompente: qual è la differenza tra la frutta multata e le orecchiette vendute dalle signore a Barivecchia? A Vittoria, Nunzia, Maria, Rosa e tutte le altre icone della pasta in casa fatta per strada vogliamo un gran bene e speriamo ce ne vogliano anche dopo questa provocazione.

Tanto, diciamocelo chiaramente, non cambierà niente. Nessuno scontrino e men che meno il rispetto di una qualunque norma igienico-sanitaria a cui è sottoposto un pastaio nella sua attività commerciale. C’è, però, un altro aspetto contraddittorio. Quelle orecchiette, che poi sono diventate anche taralli, biscotti e pastarelle in libera vendita, sono il biglietto da visita della città; la cartolina principale che turisti italiani e stranieri portano a casa al termine dalla vacanza folkloristica a Bari, capoluogo pugliese e capitale europea dell’ipocrisia. Persino grandi stilisti come Dolce & Gabbana le hanno immortalate in una loro campagna pubblicitaria.

La risposta di Rosa è il riassunto di tutto: “Ci dessero il lavoro e noi lasciamo i tavolieri”. Ecco, il lavoro, ciò che manca. E allora ci si ingegna, anche friggendo sgagliozze nel cuore della movida, con generatore di corrente e bombola del gas a due passi dalla tenenza della Guardia di Finanza. Tutti ne hanno assaggiato un sacchetto, anche solo per curiosità, così come in tanti hanno comprato le orecchiette, la frutta o il pesce all’angolo delle strade. Se ce n’è una, qual è la differenza? Perché l’orecchietta sì e la frutta no? Il fenomeno è particolarmente complesso, ma crediamo sia doveroso porre domande e sollevare riflessioni. Tanto, non cambierà niente.