A prima vista non si capisce se gli occhi sono tristi, ma parlandoci, il suo animo si mostra allegro e combattivo, di quelli che non si arrendono mai nonostante i problemi. Un problema il dottor Giuseppe Santoro, “Peppino” per gli amici, lo ha e anche serio: è stato colpito da Parkinson.

Classe 1964, originario di Bucchigliero sulla Sila calabrese, quando lo ha scoperto si è chiuso in se stesso, si è chiuso verso il mondo, quasi a vergognarsi di qualche cosa di cui non doveva vergognarsi, perché essere malato non è una colpa. Ma il suo carattere gli ha permesso non di guarire, perché da quello non si guarisce, ma di conviverci, di accettarlo e quasi diventarci amico, dal momento che lo chiama “ospite”.

Si divide tra l’essere “Peppino” ed essere “Giuseppe Santono il cardiologo”. In quest’ultima veste ricopre un ruolo importante al policlinico di Bari tra visite, diagnosi e turni al pronto soccorso. Quando leva il camice diventa Peppino, musicista e scrittore che nei suoi libri, nelle sue poesie, trova il modo di non pensare alla malattia.

«All’inizio, quando ero colto da uno degli effetti collaterali che è il freezing – racconta – mi vergognavo di essermi immobilizzato e se mi offrivano aiuto dicevo che era un crampo. Ora dico tranquillamente che ho il Parkinson e che la prossima volta porto anche la chitarra e l’amplificatore» dice ridendo.

Come medico non ignora l’enorme montagna che ha davanti, ma anche che spesso la medicina è un business. Non dimentichiamo che la Pfizer, un’importante casa farmaceutica, ha abbandonato gli studi su Parkinson e Alzheimer perché ritenuti “troppo costosi e poco fruttuosi.

La malattia ha colpito anche personalità celebri: Giovanni Paolo II, Michael J. Fox, Muhammad Alì e, negli ultimi anni, anche Adolf Hitler: è una malattia neurodegenerativa i cui sintomi motori tipici della condizione sono il risultato della morte delle cellule che sintetizzano e rilasciano la dopamina. Tali cellule si trovano nella substantia nigra, una regione del mesencefalo; a tutt’oggi non esiste una vera e propria terapia e neanche una spiegazione scientifica.

Ma Peppino non vuole darsi per vinto, combatte ogni giorno la sua battaglia anche condividendo le sue emozioni e gli stati d’animo su Facebook, dove ha aperto il gruppo “Vivere con l’ospite si può”: qualcuno apprezza il suo sforzo, mentre qualcun altro lo definisce solo un esibizionista.

Dopo il libro autobiografico “L’ospite” e il romanzo “Linea piatta”, è pronto a esordire con un libro di poesie dal titolo “Dall’asola e bottone in poi” in quell’attività che gli aiuta ad affrontare il suo problema con ancora più forza.