“Ci siamo umiliati abbastanza fino ad ora e abbiamo ormai perso la nostra dignità”. Antonio e Salvatore Deufemia, 45 e 23 anni, sono padre e figlio e la loro vita è cambiata da quel maledetto 18 dicembre, giorno in cui la loro famiglia è stata costretta a dividersi.

“Siamo stati sfrattati dalla nostra casa nel rione Cecilia a Modugno – racconta Antonio – riuscivamo a pagare 600 euro di affitto e 50 euro di condominio grazie anche all’aiuto di mia madre e mia zia, ma dopo la loro morte, non siamo riusciti più ad andare avanti”. Da quel giorno Antonio e Salvatore si sono trasferiti al dormitorio della Caritas Don Vito Diana al quartiere Libertà, mentre Pasqua e Federica, madre e figlia di 48 e 17 anni, sono ospiti al centro accoglienza Santi Medici di Bitonto.

“Per andare a trovarle facciamo i salti mortali. Eravamo una famiglia molto unita e affiatata – racconta Salvatore – e adesso per riuscire a vederle facciamo molti sacrifici. L’unica alternativa per restare in contatto con loro è il telefono”.

Antonio ha un lavoro stagionale al porto che lo impiega solo tre giorni la settimana. Ma questo non basta a portare avanti una famiglia. Quando non sono al dormitorio, escono alla ricerca di un lavoro e di una casa dove poter tornare a vivere tutti insieme, ma l’unica risposta che ricevono è quel mantra “Le faremo sapere”.

“Con questo appello – concludono Antonio e Salvatore – non vogliamo nessuna carità, ma solo un lavoro che ci permetta di trovare una casa dove poter tornare a vivere tutti insieme”.