Un divano abbandonato per strada non fa più notizia, due nemmeno, ma quando un intero quartiere è ridotto a latrina nella domenica in cui non si potrebbe buttare neppure un sacchetto di raccolta indifferenziata, la cosa indigna. Non un agolo, una marciapiedi o un isolato, ma intere strade: Via Bovio (dove i materassi documentati il 29 agosto sono ancora all’angolo con via Bandiera), via Trevisani, via Principe Amedeo, via Garruba e poi via Abate Gimma, via Nicolai, via Libertà.

Divani, televisori, pedane da imballaggio, materassi, tanti materassi. Le colpe? È un concorso tra chi ha deciso che fuori da casa sua può fare come gli pare e quanti hanno il dovere di controllare e punire. Dieci, cento, mille multe – chissà quante poi pagate – non hanno alcun valore, neppure simbolico, se poi si consente al lurido di turno di produrre questo scempio a due passi dai palazzi delle istituzioni, persino fuori dal palazzo dei palazzi, quello della Giustizia.

L’Amiu, l’azienda dell’igiene urbana, ci costa 72 milioni l’anno, e poi campagne comunicative in cui ancora si spiega, manco fossimo agli inizia degli anni 2000, che la plastica va nel contenitore della plastica, la carta in quello della carta e così via. Altro che avvertimenti, selfie e fototrappole. Occorrono ispettori ambientali, agenti della Polizia Locale, nei giorni di festa più che durante il resto della settimana, perché solo così il fenomeno può essere debellato.

Il barese non è trimone, sa perfettamente cosa va buttato e in quale cassonetto, ma è strafottente, arrogante, superficiale, nel dna gli si è attorcigliata quella sensazione di impunità che prima o poi lo strozzerà. E non venite a dirci che non bisogna generalizzare, perché non è possibile mettere in piedi questa merda senza che nessuno abbia visto niente. Bari merita di più.