Secondo l’Istat il 6,1% delle famiglie italiane versa in condizioni di grandi difficoltà, un allarme povertà che se possibile si fa sentire ancor di più nel Mezzogiorno, con la Puglia addirittura tristemente seconda nella classifica delle regioni messe peggio.

“Solo il rilancio dell’occupazione può dare una risposta concreta, è certamente positivo che si pensi al reddito di inclusione come sta facendo il governo – sostiene il segretario generale della Uil di Puglia e di Bari/Bat, Aldo Pugliese – nella speranza che i decreti attuativi arrivino in tempi brevi, non è però una misura sufficiente in termini di risorse disponibili, cosa che riguarda anche il reddito di dignità pensato dalla Regione Puglia. Non va infatti dimenticato che nella classifica della povertà in Italia la nostra regione è purtroppo seconda dopo la Sicilia, con un 23,3% di famiglie in grave stato di deprivazione. Un valore superiore alla media del Mezzogiorno, che è del 20,4%. Quindi, lo sforzo finanziario va bene, ma da solo non basta e di questo bisogna avere piena consapevolezza”.

Secondo il segretario Uil è necessario anche allargare il discorso: “Non va ad esempio dimenticato – spiega – che in Puglia quasi un giovane su due è disoccupato e che circa 300mila giovani hanno rinunciato allo studio ma non cercano più neanche lavoro. A questa gente vanno restituite la speranza e la dignità. Il nostro è un territorio che si sta progressivamente impoverendo e che risente sia dell’invecchiamento della popolazione sia delle fughe sempre più frequenti di chi va a cercare il lavoro altrove, in un’altra regione se non addirittura all’estero”.

Insomma, la situazione è a dir poco drammatica: “Sul piano economico ed occupazionale c’è una crisi generalizzata – afferma Pugliese – che si riverbera anche sul piano sociale proprio perché non disponiamo di una struttura sociale e sociosanitaria all’altezza della situazione. Quindi, la sola strada percorribile è incentivare le politiche del lavoro che devono essere un insostituibile supporto per il reddito di inclusione o di dignità, nel caso della Puglia. Va bene anche lo sgravio di 8000 euro annui per le imprese che assumono, ma questo sgravio non può essere limitato ad un solo anno. Altrimenti gli imprenditori si fanno due conti e, se non dovessero tornare, finiscono col rinunciare. La partita non è persa, ma va giocata a
tutto campo”.