Ha fatto molto scalpore l’episodio accaduto qualche giorno fa nel campo rom ai piedi dello stadio San Nicola, la macellazione di un agnello all’aria aperta per festeggiare un compleanno. Il caso è diventato nazionale, ripreso dalle maggiori testate è finito in pasto ai media.

In quell’occasione, non ci era sfuggita la grande quantità di bambini e ragazzini minorenni che vivono in condizioni a dir poco deplorevoli. Questa mattina siamo tornati al campo rom per parlare con qualcuno.

Dopo un po’ che ci aggiravamo e parlavamo coi bambini è arrivato Velebija, 40 anni circa, rappresentate della comunità rom bosniaca a Bari stando a quanto ci dice, chiamato al telefono da uno dei ragazzini: «Siamo in Italia dal 1991, ho il permesso di soggiorno e sono regolare, mi sono rivolto ai servizi sociali per chiedere aiuto, un lavoro, ma non è facile».

Velebija si è fatto sei mesi di arresti domiciliari per un furto di pedane in legno commesso da altri: «Mi hanno accusato, ma non sono stati io. Non andiamo a rubare, rivendiamo le cose che troviamo nei cassonetti e chiediamo l’elemosina, ma non rubiamo. Qui al campo non abbiamo acqua, luce, nulla. I ragazzi dovrebbero andare a scuola, ma come fanno così».