“Potessi, tornerei immediatamente nelle Marche, nel campo di Pioraco, per continuare a dare il nostro aiuto alle popolazioni terremotate”. Mario Fortuna, è un’infermiere della Asl di Bari, come Sara Lorusso. Insieme a Cosimo Cutrignelli e Alessandro Pastore, autisti soccorritori, sono stati una settimana nelle Marche, prima a Tolentino, poi a Pioraco, un paese di circa 1.300 anime devastato dal terremoto.

Sì, perché oltre ai morti e all’80 per cento delle case inagibili, è crollata anche una parte della cartiera, unica fonte di sostentamento. “Bisognerebbe andare tutti almeno una volta nella vita a fare questa esperienza – continua l’infermiere – in modo da capire cosa possa voler dire perdere tutto quel poco che si è riusciti a costruire con una vita di sacrifici e lavoro”.

I quattro baresi, che avevano dato la propria disponibilità, tutti nell’orbita dell’associazione di volontariato Ser Bari, operativa nel servizio 118, sono stati precettati dall’Anpas Puglia in contatto con la Prefettura. Sette giorni in prima linea e poi il cambio da altri volontari. In questo periodo sono riusciti a portare un po’ di baresità nel campo base: un capannone in cui la privacy va a farsi benedire e dove non si sa mai cosa fare per evitare di pensare a quei momenti drammatici.

Nutella party e pomeriggi pop corn per allietare i bambini del posto, ma anche un aiuto fondamentale per il salvataggio di un operaio precipitato da sei metri e mezzo, dal tetto del capannone che stava riparando. L’uomo, anche grazie all’intervento dei quattro soccorritori baresi, in sinergia con il servizio di emergenza-urgenza marchigiano, è stato trasportato in eliambulanza all’ospedale di Ancona (come si vede nel video ndr).

“Abbiamo deciso di portare il nostro modo di essere – spiega Fortuna – non solo il nostro saper fare. Siamo riusciti a far integrare la comunità locale con quella di indiani che si occupano sul posto dell’allevamento di trote. Brava gente”. I baresi si sono fatti in quattro anche per aiutare il personale dell’esercito di stanza nello stesso campo, con l’incarico di preparare i pasti. “Non è stato facile tornare – dice il soccorritore – non abbiamo potuto non commuoverci quando i bambini del posto ci hanno salutato dandoci alcuni disegni e l’abbraccio sincero che può solo chi ha attraversato una grande sofferenza. Auguriamo a tutta la splendida gente che abbiamo incontrato di riconquistare quanto prima la propria vita. Saremo sempre pronti, quando ci chiederanno di metterci al servizio di chi ha bisogno di noi”.