L’ultimo pezzo della storia di Fortunata Dell’Orzo ha coinvolto decine e decine di persone. Abbiamo tutti sperato di vederla tornare all’affetto dei suoi cari e poi di saperla dietro la sua scrivania a scrivere. La storia della sua malattia, pur drammatica, ha insegnato che il mondo non è spacciato, perché l’uomo è ancora capace di tanta solidarierà, di impensabili gesti di fratellanza, rivolti anche a perfetti sconosciuti. Fortunata continuerà ad essere tra noi, in dovere di ricordarla anche con iniziative concrete. Aspettando di elaborare il lutto, riceviamo e pubblichiamo con piacere la lettera di ringraziamento scritta dal marito Pedro Miguel. A lui, a Kalunga e ai parenti più cari di Fortunata va il nostro più grande abbraccio.

LA LETTERA

Egregio direttore,
vorrei affidare alla testata da lei diretta i miei ringraziamenti a tutti coloro che, durante la malattia e nella morte di Fortunata Dell’Orzo, sono stati vicini a me, Pedro Miguel, il marito, a Kalunga, il figlio e a Fosca, la sorella. La circostanza spingerebbe a ricordare i nomi di queste persone e come sono state tante e tante. Mi sia permesso di citare appena alcune categorie rappresentative: i medici del Policlinico di Bari e i loro stretti collaboratori, che hanno seguito il caso Fortunata Dell’Orzo; i suoi colleghi giornalisti, che tra l’altro hanno promosso l’iniziativa di una colletta pro Fortunata; le persone che hanno risposto a quell’appello; il sindaco di Bari, Antonio Decaro; tutti coloro che dal mese di giugno al primo settembre hanno dato alternativamente la propria disponibilità a fare la notte con Fortunata.

Fra queste persone vorrei distaccare la figura delle ex studentesse universitarie del mio corso, che nonostante la loro giovane età hanno voluto sacrificare notti di assistenza a Fortunata. Come non posso tralasciare la figura della prof.ssa Luisa, nostra amica, venuta da Portogruaro per fare una settimana di assistenza notturna. E poi la Confraternita di Sant’Antonio, nella persona del suo presidente per aver sostenuto gli oneri dei funerali. La Parrocchia di San Marco, nella persona del suo parroco, che ha presieduto alla celebrazione dei funerali. A tutti va la nostra profonda riconoscenza.

E ora? Già sento la mancanza di Fortunata, non tanto a tavola o a letto, che a queste circostanze già mi ero più o meno adeguato quando lei si assentava per motivi di lavoro, ma per i giri che facevamo per l’Italia e, soprattutto, per l’attuazione della nostra progettualità riguardante in modo particolare nostro figlio, l’Angola, mio paese originario o per l’Africa in generale. In questo sì, sento già un vuoto enorme. In tal senso abbiamo speso, affiatati, le nostre migliori energie, anche quando il beneficiario, ad esempio la stessa Angola politica, si è dimostrata insensibile ai nostri sforzi. Quanti angolani che studiavano a Roma sono venuti qui a casa nostra, per preparare le loro tesi di laurea, servendosi anche di documenti che nemmeno nella Capitale riuscivano a reperire. Per non parlare degli studenti angolani a Bari.

Infine, caro direttore, desidero informare che la Messa del trigesimo è stata fissata per il 30 del corrente mese, alle ore 19, presso la Parrocchia di San Marco (Japigia).

Pedro Miguel