A seguito del nostro articolo in cui denunciavamo la situazione di degrado in cui versa la signora Raffaella Campagna, a Capurso, abbiamo interpellato il sindaco della cittadina del Barese, Francesco Crudele. Il primo cittadino precisa la posizione della sua Amministrazione, in merito a questa vicenda.

«Voglio subito chiarire due aspetti, due incongruità rispetto a quanto scritto nel precedente articolo – specifica Crudele – In primo luogo l’immobile che la signora Campagna occupa con la famiglia non è un immobile comunale ma la proprietà di un privato; secondo punto, non è vero che il comune di Capurso non ha mai preso in carico la situazione, semmai il contrario. C’è tutta una serie di provvediemti agli atti che mostrano come i servizi sociali del Comune di Capurso siano intervenuti a sostengo di questa situazione».

La signora Campagna, spiega il sindaco, arriva a Capurso a fine 2009. Pochi mesi più tardi, nel 2010, Raffaella formalizza un’istanza di aiuto presso i servizi sociali. «È l’unica che in questi sei anni risulta ufficialmente in carico al comune di Capurso – dichiara il primo cittadino – Nell’interesse della signora, sia l’assistenza sociale sia il servizio di Tutela dei Minori hanno avanzato una proposta di aiuto, proposta che essenzialmente la signora ha rifiutato. Dopodiché della signora abbiamo perso le tracce e sono entrati in ballo altri fattori, anche di natura giudiziaria, di cui non possiamo trattare».

«Ad ogni buon conto – continua Crudele – interessati dal vostro articolo, siamo venuti a conoscenza del perdurare della situazione di disagio in cui vive la signora e ci siamo attivati nuovamente. La signora è stata convocata in comune e, così come si fa per altre persone, le è stato chiesto di fare una nuova istanza di assistenza. Ora stiamo valutando cosa si può fare, nei limiti del possibile».

«Noi siamo attenti a quello che succede nel territorio – conclude il sindaco – però, è chiaro, se chi ha bisogno di aiuto perché vive in una condizione di disagio non viene a bussare al Comune, rendendo nota la propria situazione, noi non possiamo sostituirci alla sua libertà di azione»