La tragedia di Laterza avvenuta nella giornata di domenica. Poi le due disgrazie accadute in sequenza a Bari nella giornata di ieri, prima sul lungomare di San Giorgio, dopo nei pressi di via Omodeo. Otto vite spazzate via da terribili incidenti che hanno indotto la fondazione Ciao Vinny, da sempre in prima linea nell’ambito della sicurezza stradale, a scrivere una lettera aperta alla città. Alle istituzioni. Ai giovani che ogni giorno popolano le vie di Bari e provincia. Un messaggio di dolore e speranza che vi proponiamo integralmente.

“Due giovani vite spezzate in meno di ventiquattro ore. Antonella e Carmine – 19 e 21 anni – sono morti nell’ennesimo incidente stradale nella nostra città. Alta velocità, distrazione, fatalità, le possibili cause. Ma oggi cercarle non basta per fermare la rabbia e per consolare chi dovrà convivere con un dolore che può uccidere.

Oggi ognuno di noi ha una colpa. Siamo colpevoli di non raccontare abbastanza i pericoli della strada, colpevoli di non parlare ai giovanissimi, di non fargli comprendere che non sono invincibili. Non lo è nessuno di noi. Non lo siamo quando ci mettiamo alla guida dopo aver bevuto, quando non usiamo gli auricolari, quando non indossiamo un casco omologato e quando non mettiamo le cinture di sicurezza. Non lo siamo persino quando seguiamo perfettamente le regole del codice della strada perché qualcuno decide di non farlo.
Per questo non possiamo abbassare la guardia. Non dobbiamo farlo mai. Ogni parola può trasformarsi in un piccolo miracolo, può salvare una vita. E questa per noi resta una vittoria. Incontreremo il sindaco Antonio Decaro e il comandante della polizia municipale Nicola Marzulli. Insieme coordineremo una serie di iniziative per rendere le nostre strade più sicure e per incentivare l’uso del casco e delle cinture.

Ci aspetta una battaglia lunga ma noi saremo in prima linea per combatterla. Tutti insieme perché solo così si possono vincere le battaglie. Intanto la fondazione Ciao Vinny si stringe intorno alle famiglie dei due giovani e al loro dolore che oggi sentiamo un po’ anche il nostro”.