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L’ordinanza parla chiaro: il dodici aprile quello scempio dovrebbe cominciare a sparire, dopo un anno e mezzo di vergogna internazionale, che ha portato Bari all’attenzione delle principali agenzie umanitarie mondiali, da Amnesty international ad Emergency. Nel silenzio assordante di tanta società civile, laica o religiosa che sia.

I circa duecento “ospiti” di una delle tendopoli più schifose d’Italia saranno trasferiti “per sei mesi” in una struttura provvisoria (e quando mai). Un dormitorio che li “ospiterà” fino a quando non sarà pronta un’altra struttura, composta sostanzialmente di container, nei pressi dello stadio della Vittoria, nello stesso spiazzo che ha ospitato sino a qualche settimana fa le roulotte dei nomadi e le baracche dei senza fissa dimora. Un luogo che presenta inoltre più di una criticità ambientale.

Una situazione che comunque, sia pure si spera in condizioni meno umilianti e vergognose (anche per la stessa città che tanto si vanta d’essere amica dei forestieri e aperta alle differenze socio-culturali) di quelle in cui sono stati costretti i migranti, moltissimi dei quali con lo status di protezione internazionale, ricorda moltissimo il ghetto, la separazione e la invisibilità.

Queste persone, già abbondantemente perseguitate della vita e dalla storia, sono state costrette a subire, dal momento in cui hanno dovuto lasciare l’ex convento di Santa Chiara a ridosso del porto, una serie di vessazioni e ostilità da parte di un quartiere (il Libertà) che sostanzialmente li temeva e li voleva lontani, soprattutto dalla vista.

Da novembre del 2014 sono stati rinchiusi sotto capannoni fatiscenti e umidi, in tende della protezione civile, da otto posti ciascuna, che si sono presto completamente ricoperte di guano (i piccioni che erano stati “uccellati” con i falchetti, sono tornati più numerosi di prima appena si sono insediati gli umani). Freddo e disagi a non finire, promiscuità, condizioni igienico sanitarie disastrose.

Ora, con la firma dell’ordinanza da parte di Antonio Decaro, sembra sia iniziata un’altra fase, la cui durata è assolutamente incerta, visti i precedenti: la tendopoli di guano, infatti, doveva durare solo 45 giorni, ed è ancora lì.