La marcia degli ipocriti, a essere buoni. Almeno per quanto riguarda i nostri amministratori. Bari ha anticipato di 24 ore la manifestazione nazionale che porterà in settanta città italiane migliaia di persone a camminare scalze a sostegno di migranti e rifugiati. E onestamente non sappiamo con quale faccia Antonio Decaro e Feancesca Bottalico (Sindaco e assessora al Welfare) abbiamo potuto aprire il corteo senza vivere una terribile contraddizione politica, storica ed esistenziale, nel loro ruolo di cittadini e amministratori.
Il 12 maggio scorso il Comune di Bari ha indetto un bando di gara per “la fornitura e la posa di strutture prefabbricate per l’allestimento di un’area per temporanea ospitalità per
fronteggiare l’emergenza migranti nella città di Bari”.
In diverse occasioni pubbliche lo stesso Sindaco in prima persona ha dichiarato che questo bando si pone come soluzione abitativa per i migranti, tutti con protezione internazionale, sgomberati dall’ex-monastero di Santa Chiara lo scorso novembre ed ormai da più di 9 mesi ‘parcheggiati’ nella tendopoli dell’ex-Set, fra deiezioni di colombi, topi e condizioni logistico-sanitarie da incubo.
“Come si evince dal titolo e dai dettagli del bando, ancora una volta si vuole porre rimedio alla seconda accoglienza con una soluzione temporanea, ribadendo il carattere
emergenziale del fenomeno” sottolinea Federico Cuscito di Rivoltiamo la precarietà e continua: “La questione è che di tutto si tratta tranne che di emergenza: sono ormai due anni che in diverse maniere, dalle lettere protocollate passando per l’occupazione di Santa Chiara, si è denunciata la negligenza istituzionale”.
“Non solo, ripetutamente ci si è resi disponibili per recuperare un immobile pubblico in disuso. C’è sempre stata la piena disponibilità al confronto. Ma tutto questo non è servito a niente” ricorda Abu Moro, rifugiato ganese.
In realtà, stando a quanto richiesto dal bando del Comune, ci si può aspettare un altro ghetto, questa volta in zona Fiera del Levante, costituito da container/prefabbricati metallici. Le
istituzioni hanno deciso di allestire 40 moduli abitativi, di cui non si conosce tuttora l’ubicazione precisa. Il bando parla di metà prefabbricati da 20m quadri per 6 persone e
di un’altra metà da 15m quadri per 4 persone.
“Non è una soluzione dignitosa” dichiara Giovanni de Giglio. “Si parla tanto di superare e farla finita con i cosiddetti ‘campi’ nelle periferie delle città, ed invece si ripropone la stessa politica finalizzata all’esclusione sociale, senza risolvere la questione con
scelte lungimiranti ed inclusive”.
Ma sono 9 mesi che 160 persone, con bambini e famiglie intere, vivono in condizioni subumane e assolutamente poco dignitose nella “tendopoli” allestita nei fatiscenti e puzzolenti e invivibili capannoni della Ex Set al Libertà.
Abbiamo sentito Abu Moro, rifugiato ganese, uno dei 160 ospiti della tendopoli “provvisoria” dove le condizioni igieniche e sanitarie sono per lo meno precarie.