Eleonora Delvecchio ha 34 anni, quasi la metà dei quali trascorsi entrando e uscendo dagli ospedali. La diagnosi impietosa ha un brutto nome, atonia intestinale, che porta con se’ un bagaglio di 21 interventi chirurgici, alcuni dei quali eseguiti in cliniche private a pagamento perché le liste di attesa sono sempre troppo lunghe, dal costo salatissimo e dagli esiti a volte disastrosi, tanto che oggi molti medici si sono rifiutati di operarla di nuovo.

A guardarla, quando te la portano in braccio per intervistarla, pensi che da un momento all’altro debba spezzarsi in due per quanto sembra piccola, uno scricciolo di neanche 40 chili. Non è facile strapparle un sorriso mentre cerchi di metterla a suo agio prima di accendere la telecamera, ma quando lo fa, il volto con quegli occhi scavati dal dolore diventa radioso. E così scopri che, dietro quella sofferenza e quella timidezza smisurata, Eleonora è forte, molto più della maggior parte delle persone che conosci. Deve esserlo.

Sì, perché Eleonora ha ancora bisogno di un intervento chirurgico. L’operazione si chiama resezione ileale del tenue e restituirebbe a Eleonora una qualità di vita accettabile. Oggi, infatti, passa le giornate tra il letto e il bagno, costretta ad assumere quotidianamente, oltre agli altri farmaci, 60 pillole di lassativi e 700 gocce di antidolorifici. Farmaci che costano ogni mese 600 euro.

L’intervento si può fare, Eleonora ha trovato chi lo eseguirebbe gratuitamente, senza prendere per se’ alcun compenso, ma la casa di cura va pagata. Servono circa 50mila euro, mica spiccioli. Una parte di questi soldi è già stata raccolta, 15mila euro sono arrivati dall’anima sensibile di Trani, dove vive, e grazie all’Associazione Genitori che l’ha presa a cuore, riuscendo a organizzare anche una partita di solidarietà con la nazionale attori. Ora, però, occorre ancora uno sforzo, bisogna fare presto perché il lungo calvario di questi anni pesa sul suo corpo martoriato dalle operazioni e ogni giorno che passa è un giorno in più di sofferenza. La stessa che l’assale appena finita l’intervista, costringendola a farsi portar via velocemente, sempre a braccia.

Siamo già sulla via del ritorno verso Bari quando ci chiama per telefono: «Scusatemi, vi prego. Non vi ho più trovati e volevo ringraziarvi».
Grazie a te, invece, Eleonora.

Iban intestato all’associazione A.Ge. Trani: IT68B0306741720000000062164
Causale UNITI PER ELEONORA