Un video di sensibilizzazione per la libertà della donna e per la dignità del grembo materno: no all’utero in affitto. A commissionarlo è Il Granello di Senapa, una Onlus costituita nel 2002 attiva in progetti di solidarietà in favore di bambini bisognosi e dei reparti ospedalieri della Città di Bari.

Nel video, l’incubo di una donna costretta dalla sua povertà a dare il suo utero in affitto ad una coppia di egoisti che col denaro le strapperanno dal grembo il bambino. Compaiono all’improvviso i protagonisti di questo commercio vergognoso: il medico, il magnaccio, la coppia di egoisti, l’avvocato ed anche una commessa, simbolo del commercio, la quale verifica il prezzo della “merce” sul codice a barre. All’improvviso risveglio dall’incubo, la donna cerca un rifugio assumendo la posizione fetale, ma la quiete viene rotta da un pianto atroce di bambino, vittima di un commercio che lo strapperà dal grembo di quella madre che non vedrà mai più.

«L’utero in affitto non è solo un modo per trasformare le donne in incubatrici viventi – scrive in una nota Fabio Candalice, presidente della Onlus – ma è un modo per commercializzare la vendita di esseri umani, mercificati sin dal concepimento, strappati dal grembo della vera madre al momento del parto, privati dell’allattamento al seno al fine di impedire che si formi un legame reciproco ancora più forte tra bimbo e madre. La madre, una macchina che produce. Il bimbo, un prodotto. Perché come un prodotto, se risulta difettoso, malformato, viene ritirato dal mercato, abortito».

Torna dunque d’attualità il tema dell’utero in affitto, che al pari di un’automobile di lusso viene preso a noleggio e pagato fino a a 30 mila euro in India e Cina, 70 mila euro in Ucraina, 120 mila euro in Canada e USA. Denaro che viene distribuito tra clinica, medico, avvocato e mediatore, lasciando spesso solo le briciole alla povera madre.