Tumori, la cura parte dai nostri geni. L’oncologia vive due momenti diversi. Da una parte vi è il retaggio delle criticità che il covid ha imposto dal punto di vista organizzativo ed esecutivo, dall’altra il know how scientifico è andato avanti, soprattutto perché i nuovi studi e conseguentemente le nuove applicazioni hanno preso spunto dalle conoscenze sempre più approfondite che si stanno intraprendendo nel campo del genoma umano, complesso dei geni di un organismo. È aumentata la “prevalenza, significa che il paziente ha un tumore e impara a conviverci. In Italia nel 2020 si è stimato che a vivere dopo una diagnosi di tumore siano 3,6 milioni di persone cioè il 5,7% della popolazione, registrando un aumento di sopravvivenza del 37% rispetto a 10 anni prima; di questi 2,4 milioni avevano avuto una diagnosi da più di 5 anni e il 39% avevano avuto una diagnosi da più di 10 anni, grazie a diagnosi più sofisticate e strategie terapeutiche più efficaci. 

Il nuovo paradigma della lotta ai tumori si sta spostando dall’organo colpito dalla malattia all’alterazione molecolare, in grado di predire la sensibilità alle terapie mirate o all’immunoterapia. E i farmaci agnostici sono considerati “jolly”, proprio perché colpiscono in maniera selettiva alcune mutazioni genetiche, indipendentemente dall’organo interessato dalla patologia.  Per questo è fondamentale conoscere il genoma umano, vuol dire intanto essere a conoscenza delle caratteristiche intrinseche di ciascun paziente e di ciascuna persona e, dunque, individuarne biologicamente i comportamenti. Ma dall’altro canto conoscere anche la genetica del tumore vuol dire individuare quali sono gli strumenti di cui il tumore stesso si avvale per superare i meccanismi di difesa dell’organismo. 

Quindi un conflitto portato in questo momento ad un livello più alto perché la conoscenza genetica dell’individuo da un lato, e la progressiva conoscenza dell’assetto genetico-biologico del tumore dall’altro, permettono di standardizzare delle terapie mirate, in maniera più personalizzata e precisa di quelle che erano le filosofie che guidavano le terapie precedenti. Su questo tema verterà la relazione dal titolo “profilazione genomica e le strategie terapeutiche in oncologia: uno scenario in continuo divenire” a firma di Nicola Marzano, responsabile del reparto di Oncologia Medica dell’Ospedale San Paolo di Bari, con cui si aprirà il XII congresso “Oncology For Primary Care 2021 – Nuove frontiere in oncologia: l’evoluzione delle conoscenze, il cambiamento delle scelte”, che si svolgerà, venerdì 19 e sabato 20 novembre a Bari a Villa Romanazzi Carducci 

Realizzato in collaborazione con C.LabMeeting, l’evento scientifico, che reca la firma del professore Eugenio Maiorano, del dottore Vincenzo Contursi e del dottore Marzano, vuole mettere in risalto come la grande rivoluzione nella lotta alla terapia di diversi tumori, come quelli alla mammella, al colon, al polmone, alla tiroide, alla prostata e ad altri, che saranno approfonditi durante il congresso, sia avvenuta grazie ai progressi della genetica e della biologia molecolare.  Interverranno tra gli altri Giuseppe Viale professore dell’Istituto europeo di oncologia, che disserterà su gli “exceptional responders“, ovvero il fenomeno dei pazienti con risposte inattese alle cure, dietro cui può celarsi la chiave di lettura per terapie oncologiche sempre più efficaci. 

Stiamo imparando a conoscere e curare il tumore, non in quanto tumore della mammella, del colon o dello stomaco e così via, ma prescindendo dall’organo dal quale il tumore parte. Stiamo analizzando quali siano nei vari tumori i punti di contatto ovvero i punti sensibili e pertanto aggredibili. Oggi a differenza di una volta è possibile che un farmaco, che si riveli biologicamente adatto a trattare una determinata anomalia di un determinato tumore, per esempio il tumore della mammella, sia altrettanto specificatamente adatto a trattare una anomalia di tumori che originano da organi diversi. Da questo scaturisce un concetto innovativo ed attuale dei cosiddetti “farmaci agnostici”, quei farmaci non più attribuiti ad una determinata patologia tumorale, ma alle caratteristiche biologico-genetiche che condizionano lo sviluppo del tumore  indipendentemente dall’organo di partenza.  

Un discorso selettivo, dunque, in cui l’oncologia si svincola dalla dipendenza dall’organo e si correla alla connessione biologico genetica. Quindi si riesce a tracciare una specifica carta di identità per ciascun tumore, rendendolo estremamente selettivo, in base al  comportamento biologico di quel tumore. Oggi in campi diversi stiamo avendo vantaggi terapeutici perché stiamo usando delle terapie biologiche che sono la conseguenza della conoscenza delle alterazioni genetiche del paziente e del tumore: due realtà diverse che confliggono tra loro, che rendono la malattia unica, e che richiedono scelte terapeutiche mirate così da creare un’armonia terapeutica altamente personalizzata. Queste terapie sono in grado di superare nettamente quelli che erano i limiti del trattamento esclusivamente chemioterapico, senza peraltro escluderlo. 

Argomentazioni che coinvolgono anche il rapporto tra covid e tumori: nel periodo della pandemia a fronte di importanti progressi medico-scientifici si è avuto un sovraccarico delle strutture sanitarie e dunque un rallentamento diversamente modulato per le fasi di diagnostica e di terapia. Uno studio ha provato a stimare, a livello nazionale, l’impatto dell’infezione da Sars-Cov-2 sui trattamenti chirurgici dei tumori: in particolare per il tumore del senoil numero di carcinomi operati nel 2020 è risultato inferiore di 805 casi rispetto al 2019, mentre per il colon si è registrata una riduzione di 464 casi di tumori operati in meno. 

In aggiunta, diverse indagini cliniche hanno evidenziato che i pazienti oncologici positivi al covid-19 presentano un rischio elevato di eventi avversi, con un tasso di mortalità che può arrivare fino al 25,6 %. Quindi il vaccino resta l’unica arma di difesa per chi combatte un tumore. A fronte dei vantaggi documentati sino al 2020, si dovrà vedere nei prossimi due, tre anni quanto l’impatto del covid abbia inciso nel condizionare i risultati, che devono essere anche valutati in termini assoluti, attribuendo alle terapie le capacità terapeutiche che hanno. L’Italia si annovera pur sempre tra i Paesi che hanno il miglior livello di efficacia terapeutica. Parlando delle patologie più frequenti come mammella, prostata, tiroide, nel nostro Paese i risultati di sopravvivenza a 5 anni sono identici a Paesi considerati evoluti tra cui quelli nordici. Anche sulle conquiste in merito al “trattamento dei tumori ovarici” ci sono importanti studi, che saranno esposti dalla dottoressa Domenica Lorusso, oncologa pugliese di fama internazionale che presta la sua esperienza all’ospedale “Gemelli” di Roma e che mostrerà le sfide del futuro rispetto all’andamento delle neoplasie ginecologiche. 

Non mancherà come ogni anno il tradizionale Talk Show di chiusura evento, sabato 20 novembre, il cui tema sarà “La comunicazione in oncologia, tra il dovere di informare ed il diritto di (non) sapere”. Alcuni panel riguarderanno il rapporto dell’informazione con il covid, come quello che vedrà protagonista il noto virologo Matteo Bassetti. Attuale la discussione sull’efficacia del vaccino nei pazienti oncologici: si deve rispondere al timore di molti di diventare più fragili col vaccino, che, invece, stimola il potenziamento del sistema immunitario per difendere il paziente oncologico, migliorando le sue difese. Ancora, la giornalista Monica Setta parlerà di fake news sulla salute e uno spazio sarà dedicato a come il cinema rappresenta l’oncologia. Inoltre, con Vincenzo Contursi, responsabile Scuola di alta formazione Siicp, si dialogherà di telemedicina e di quanto la tecnologia permetta di bypassare le difficoltà circa le visite dei pazienti, mentre Vito Montanaro, direttore dipartimento regionale della salute, spiegherà la “connected care” ovvero la presa in carico globale del paziente, in modo da agevolare la creazione di un piano di cura condiviso e integrato. Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) e dell’Ordine dei Medici di Bari, e Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), tratteggeranno, invece, gli scenari tra criticità e opportunità dell’attuale periodo storico in ambito sanitario. Infine, si sottolineerà il ruolo fondamentale del volontariato, grazie all’intervento di Energia donna, associazione fondata da donne con carcinoma mammario, operate e in cura presso la “Breast Unit” dell’Ospedale San Paolo di Bari.