Radiofarmaci, consulenze, attività commerciali e scambi di informazioni scientifiche fra la Regione Puglia e l’azienda russa Rosatom, voluta da Putin e produttrice anche di armi nucleari. Esplode il caso a seguito delle dichiarazioni del gruppo consiliare regionale di Fratelli d’Italia: “Sotto l’ala protettiva di San Nicola, fra la Regione Puglia e la Russia si sono stretti molti accordi. Ma c’è uno che oggi potrebbe creare più di un imbarazzo se dovessimo verificare che a tutt’oggi è attivo il protocollo che il presidente Emiliano ha firmato a novembre 2019 con la società di Stato, voluta e istituita da Putin a Mosca nel 2006, attiva nel settore del nucleare, la ROSATOM, per fornire radiofarmaci al Policlinico di Bari. Ora, al di là della circostanza che proprio in Puglia esistono aziende farmaceutiche d’eccellenza che producono radiofarmaci e quindi non si capisce perché il presidente Michele Emiliano si sia voluto rifornire dalla Russia di Putin, resta il fatto che in virtù di questo protocollo ci sarebbe stato un flusso di consulenze ed attività commerciali (acquisto dei radiofarmaci appunto dalla Russia) quindi anche di informazioni e scambi scientifici. Perché è bene precisare che la ROSATOM non è un’azienda farmaceutica, si occupa di nucleare a 360 gradi, compresi gli studi e la produzione di armi nucleari, quelle che sarebbero in uso all’esercito russo. La Rosatom produce, infatti le testate nucleari dei missili intercontinentali. Nei giorni scorsi era scoppiato uno scandalo per un accordo simile fra l’istituto Spallanzani di Roma e il centro russo di Gamaleya dove è stato messo a punto il vaccino Sputnik. Possibile che in Puglia vi sia addirittura un protocollo con la fabbrica nucleare di Putin e neppure l’assessore alla Sanità, Rocco Palese sappia nulla?” denuncia FdI. “Per questo motivo come Fratelli d’Italia abbiamo presentato un’interrogazione per conoscere se il protocollo è ancora attivo, quali sono stati gli scambi di consulenze e chi sono gli scienziati russi che sono stati ospitati dal Policlinico, quali e quante forniture sono arrivate dalla Russia”.

Una notizia smentita però dal Policlinico di Bari: “È del tutto priva di fondamento la notizia diffusa in queste ore. Il Policlinico non ha sottoscritto nessuna fornitura di radiofarmaci con aziende russe e nessuno scienziato russo è stato ospitato qui. Nell’ottobre del 2020 nell’ambito di un progetto scientifico coordinato dall’Aress, la medicina nucleare del Policlinico ha effettuato test analitici sulla qualità del Lutezio-177, un radioisotopo utilizzato nel trattamento del cancro alla prostata, proveniente dalla Russia. Come da progetto, il tutto si è concluso allora con la verifica del rispetto degli agli standard internazionali di sicurezza GMP dell’Unione europea e non c’è stato alcun seguito che abbia impegnato l’azienda universitaria barese”.

Anche il direttore generale di Aress Puglia, Giovanni Gorgoni, replica alla nota diramata da Fratelli di Italia, dichiarando quanto segue: “Non corrisponde al vero quanto scritto nel comunicato di Fratelli d’Italia che ci sarebbero ‘al Policlinico di Bari i radiofarmaci prodotti dell’azienda di Putin che fabbrica testate nucleari in uso all’esercito russo’. Il Protocollo sottoscritto nel 2019 aveva l’obiettivo di avviare una cooperazione scientifica, anche a livello accademico e universitario, nell’ambito della ricerca contro i tumori, con l’impiego di radiofarmaci innovativi non disponibili sul territorio nazionale. Ogni passaggio per la realizzazione di questa cooperazione scientifica è stato accompagnato sempre dalle autorizzazioni del Governo italiano e delle Autorità europee e ne è stata data costante informazione alle autorità diplomatiche. A tal proposito si sono tenute, anche fino a qualche mese precedente il conflitto, audizioni presso i Ministeri per verificare il rispetto dei profili di sicurezza nazionale e sanitaria. Nel momento in cui però è scoppiata la guerra in Ucraina, la collaborazione è stata interrotta e quindi non si è concretizzata, in linea con l’indirizzo dell’Unione Europea e nazionale di interrompere le attività di collaborazione con la Russia anche nell’ambito della ricerca scientifica.”