Nuovo ospedale Monopoli-Fasano

Taranto, Maglie-Melpignano, Monopoli-Fasano e Andria. Sono i quattro nuovi presidi ospedalieri della Puglia in fase di costruzione o progettazione “tra luci e ombre”, stando alla disamina dell’attuale situazione fatta dal presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati (Pd). “I lavori e le progettazioni per i nuovi ospedali pugliesi proseguono tra luci e ombre. Per Taranto c’è l’impegno dell’assessore Palese ad assegnare entro fine giugno 105 milioni per arredi e attrezzature, così da allineare i tempi previsti per la costruzione dell’immobile con quelli auspicati per dotarlo di tutto l’occorrente per poter funzionare. Per quello di Maglie-Melpignano si sta procedendo alla sottoscrizione del contratto per la progettazione esecutiva entro 35 giorni da oggi, qualora non dovessero intervenire impugnative con domanda cautelare dell’atto di aggiudicazione. Per l’ospedale di Andria abbiamo deciso di aggiornarci a lunedì prossimo per sciogliere alcuni dubbi sul procedimento di valutazione del progetto e in particolare sull’aumento dei costi. Per il nuovo ospedale Monopoli-Fasano, si procede con l’impiego medio di 139 maestranze, che allo stato risultano insufficienti  – a detta della stazione appaltante e della direzione lavori – per completare i lavori entro il 25 aprile 2023″. Fin qui lo stato dell’arte. Ma veniamo alle perplessità: “Ciò che più inquieta nella vicenda di questo ospedale (Monopoli-Fasano, ndr) riguarda una parte del cronoprogramma e due delibere del Collegio Consultivo Tecnico, almeno sulla base delle informazioni giunte dalla Asl e dalla Direzione lavori.

Circa il cronoprogramma. Appare inserita all’interno della tempistica la valutazione di un’offerta migliorativa, cioè un’iniziativa autonoma dell’impresa che non può generare alcuna dilatazione dei tempi contrattuali. Tale circostanza comporta invece la possibilità per l’impresa d’iscrivere riserve su tutti gli slittamenti eventuali nel cronoprogramma, qualora la stazione appaltante non dovesse approvare la proposta migliorativa ovvero approvarla in ritardo. È chiaro che qualora su questo punto dovessero avanzarsi pretese da parte della stazione appaltante, non si potrebbe ragionevolmente pensare a un atto compiuto in buona fede. Ma staremo a vedere.

Circa le determinazione del Collegio consultivo tecnico. Allo stato ne risultano adottate due, approvate all’unanimità e quindi anche con il voto favorevole del rappresentante della Asl, per un ammontare complessivo di euro 8.559.071,23 (7.881.919,22 euro per la prima e 677.152,01 per la seconda). A ciò si aggiunga che i tre componenti del Collegio consultivo tecnico si sono liquidati a titolo di acconto 182.656,98836 euro oltre oneri, di cui 85.171,20 euro per il presidente e 154.856,72 euro per i due componenti. E già su questo ci sarebbe molto da osservare.

Nel merito delle determinazioni del Collegio consultivo tecnico, purtroppo e come fatto rilevare anche dalla Asl e dalla direzione lavori, risultano le seguenti questioni: con la prima determinazione del 23.12.2021 gli ulteriori costi e i 322 giorni di proroga sul fine lavori sono stati assegnati per Covid (nonostante in nessuna riunione di organizzazione del cantiere sia mai stato fatto cenno a tale circostanza) e sulla base dell’intero periodo di lavorazione, sommando quindi alle presunte difficoltà da Covid anche i 15 mesi di lavorazioni in fase pre-pandemia, cioè a periodo in cui il Covid non era stato avvistato nemmeno a Whuan. Ma questo l’abbiamo già rilevato in precedenza e spero che la Corte dei conti possa effettuare la più opportuna valutazione. Nella seconda determinazione del 28.2.2022, invece, accade innanzitutto un fatto strano, forse generato dall’attenzione molto rafforzata della Commissione, della Stazione appaltante e della  procura regionale presso la Corte dei Conti; il CCT riprende la valutazione sulla decisione precedente, ossia quella del 23.12.2021 e delle somme riconosciute per Covid in periodo in cui il Covid non c’era nemmeno a Whuan, e fornisce una nuova interpretazione, come se con una sentenza successiva si potesse fornire la motivazione su una sentenza precedente con liquidazione peraltro eseguita. Dice il CCT che quel calcolo riguardava solo la finestra temporale 5 maggio 2020 / 11 agosto 2021 e non quella individuata in precedenza sull’intera durata dell’appalto (1000 giorni). Premesso che non si capisce se questo possa servire ad aprire la strada a una nuova liquidazione per il periodo ulteriore di emergenza 12 agosto 2021 / 31 marzo 2022 (lo scopriremo solo vivendo) la decisione appare contraddittoria, perché parrebbe voler dire che i 322 giorni di proroga sono relativi solo al periodo 12 agosto 2021 / 31 marzo 2022, e che quindi assegnare 322 giorni in più su un periodo più ridotto rispetto alla precedente decisione, significa che nello stesso periodo per il 70 per centro del tempo sul cantiere non si è lavorato e ciò smentisce pure i comunicati stampa orgogliosi della stessa impresa appaltatrice. Insomma, un lavoro serio per un ospedale rischia di essere messo in crisi da un organismo che sulla carta doveva servire a ridurre il contenzioso e non a generare o aumentare i pasticci.

Ma c’è di più: con la seconda determinazione del 22 marzo 2022 sono stati riconosciuti, come detto, ulteriori 677.152,01 euro per impianti di cantiere (euro 402.070,99) e costi di sicurezza (euro 275.081,02). Sugli impianti di cantiere una parte della somma è stata liquidata senza tener conto che queste spese sono ricomprese per legge nelle spese generali e sottoscritte dall’appaltatore anche con il contratto e per clausole particolarmente onerose (articolo 50). L’altra parte della somma, invece, è stata liquidata per maggiori oneri di sicurezza che sono emersi perché l’impresa, previa espressa liberatoria da ogni onere a carico della stazione appaltante, ha deciso di modificare le modalità di costruzione dell’immobile. Insomma, secondo il CCT i cittadini italiani e pugliesi devono pagare incredibili somme di denaro e sulla base di valutazioni illogiche  e profondamente discutibili. Io non mollo la presa e sto raccogliendo tutta la documentazione necessaria per evitare che la situazione possa diventare ancor più grave è onerosa di come appare, ma su questo mi piacerebbe che assieme a me e alla Commissione ci fossero anche il presidente Emiliano, l’assessore Palese e i dirigenti dell’assessorato alla salute. Staremo a vedere”, conclude Amati.