La Regione Puglia, alla luce dell’aumento dei prezzi dei cereali dovuto alle tensioni internazionali, ha ritenuto opportuno convocare una seduta congiunta con all’ordine dei lavori il tema relativo alla necessità di innovazione nel settore cerealicolo. A relazionare sull’argomento sono stati convocati dai presidenti delle Commissioni bilancio e programmazione ed agricoltura, Fabiano Amati e Francesco Paolicelli, in audizione l’assessore all’agricoltura, il direttore del Dipartimento agricoltura, il prof. Nicola Pecchioni direttore di CREA, il dott. Pasquale De Vita responsabile di CREA FOGGIA ed il dott. Roberto Defez ricercatore del CNR. Per il direttore di CREA Nicola Pecchioni, la dipendenza dall’estero, soprattutto in un momento storico come questo, genera non pochi problemi per rispondere alle esigenze del prodotto mangimistico e mais. L’Italia è dipendente dall’Est europeo e l’unica via plausibile da intraprendere è chiedere alla ricerca una intensificazione sostenibile, che porti all’aumento di resa della produzione, accompagnata da una riduzione degli interventi, senza aumentare l’input energetico e la somministrazione di fertilizzanti. Due via da seguire sarebbero quella del miglioramento genetico, fatto con le nuove tecnologie e quella della gestione più precisa degli input. L’agricoltura senza genetica è poco produttiva ed inquinante, c’è bisogno di una svolta bio-agricola.

Di scenario poco rassicurante ha parlato il ricercatore del CNR Roberto Defez, dal punto di vista dei costi per l’alimentazione delle piante. I cambiamenti climatici, secondo i dati forniti da Argentina e Brasile, porteranno ad una diminuzione dei raccolti del 20 per cento. Non si può immaginare che l’emergenza finirà con la fine della guerra. Ragion per cui è necessario affrontare il problema in maniera strutturale. Si è in piena emergenza e, come se non bastasse, ad inquinare il dibattito è l’informazione fuorviante sull’importazione di mais Ogm dagli Stati Uniti. Il dato vero è che in Europa il 96 per cento di mais è geneticamente modificato e l’87 per cento dei mangimi in Italia sono Ogm (mais e soia). L’Italia era il leader della genetica del mais e fino a 18 anni fa eravamo autosufficienti. Un elemento di riflessione è che l’Europa fa produrre fuori dall’Europa 40 miliardi di alimenti che servono agli europei. Serve quindi l’innovazione e la meccanizzazione, indispensabile al fine di aumentare la resa del prodotto. Ma serve anche avere tante varietà, quelle giuste per i singoli luoghi.

Il responsabile di CREA Pasquale De Vita, in rappresentanza della sede di Foggia, ha parlato dei tanti successi conseguiti, facendo riferimento alla varietà del grano duro “Senatore Cappelli” che è stata generata nel Centro di Foggia. La produzione di grano duro in Puglia rappresenta circa il 20 per cento della superficie nazionale prodotta, pari a 340 mila ettari. È il cuore pulsante della filiera cerealicola. Le problematiche della coltura sono caratterizzate dalle basse rese. La resa media è di 30 quintali per ettaro, rispetto alle medie del nord Europa che si aggirano intorno alle 8 tonnellate. La genetica sugli incrementi di resa è ferma a 40 anni fa. È opportuno generare nel breve tempo nuove variabilità e i progetti oggi finanziati non devono essere finalizzati a se stessi, ma al contrario, le ricerche devono essere trasferite in nuove varietà. Il progetto pilota finanziato dalla Regione per l’agricoltura di precisione deve far in modo che le aziende siano pronte ad investire sulle nuove tecnologie. Per aumentare le rese bisogna generare le nuove variabilità. Bisogna puntare all’agricoltura di precisione e deve essere colta come una opportunità per una azienda agricola e sfruttarla per informazioni utili ai fini di una buona immagine per l’azienda stessa.

Il direttore del Dipartimento agricoltura Gianluca Nardone ha ribadito che la Regione da tempo sta lavorando sulla banca del germoplasma, in collaborazione con l’Università e i Centri di ricerca regionali, per la salvaguardia delle numerose varietà vegetali presenti sul territorio regionale. La Puglia è intenzionata ad investire su strumenti tecnologici che diano massima resa e comportino minimi costi, per recuperare margini di produttività. Molto efficace sarebbe il recupero di dati sull’andamento della stagione per intervenire in maniera mirata, mettendo in atto azioni utili a favorire l’agricoltura di precisione, utilizzando quindi le informazioni digitalizzate. A detta dell’assessore all’agricoltura Donato Pentassuglia, forte è l’interesse dimostrato dalla Regione Puglia sulle attività di conservazione del germoplasma e sulla biodiversità, in modo da poter aprire gli orizzonti del fare agricoltura utilizzando meno fitofarmaci e meno acqua. Il lavoro prodotto a livello regionale sta determinando un pressing sugli ordini e organizzazioni professionali, perché alcune aziende dimostrano ancora di avere grandissime difficoltà ad aprirsi ai nuovi metodi.
Molte le progettualità che saranno messe in campo nella prossima programmazione 2023-2027, per evitare di doverci soffermare sulla questione solo in momenti di estrema emergenza come questi.