“Dobbiamo interrogarci su quale sia l’immagine dell’Italia all’estero e penso che non ci sia nessuno che possa dircelo meglio dei nostri italiani nel mondo. Perché in parte la vivono, e in parte contribuiscono a costruirla”. Così la Presidente del Consiglio regionale della Puglia Loredana Capone, intervenuta questa mattina in occasione della IV plenaria conferenza permanente del Consiglio generale degli italiani all’estero, convocata dal presidente del Consiglio Mario Draghi, alla tavola rotonda su: “Internazionalizzazione e Sistema Paese” nella sala convegni Angelicum di Roma.

All’incontro, moderato da Oliviero Bergamini, vicedirettore di RaiNews24, erano presenti Massimo Garavaglia, ministro del Turismo; Dalila Nesci, sottosegretaria di Stato per il Sud e la Coesione territoriale; Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato; Donato Toma, presidente della Regione Molise; Cecilia Piccioni, vicedirettrice centrale del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale; Federico Cinquepalmi, dirigente dell’Ufficio internazionale Formazione superiore; Manfredi Nulli, presidente della Commissione VI del Consiglio generale degli italiani all’estero.

“Ecco perché – ha aggiunto la Presidente – il nostro rapporto con loro non può essere esclusivamente passivo come purtroppo accade ancora oggi. Da assessore, prima allo Sviluppo economico e poi al Turismo ed alla Cultura, ho potuto seguire da vicino queste dinamiche e ho capito che dare spazio alla progettualità degli italiani nel mondo aiuta non solo a cambiare l’immagine dell’Italia all’estero, ma soprattutto a renderli protagonisti dei cambiamenti. In Puglia abbiamo messo in campo una serie di bandi per promuovere la loro progettualità finanziandone l’attuazione. Questo ci ha fatto crescere in maniera esponenziale sia sotto il profilo dell’attrattività delle imprese che sul turismo. Ma c’è ancora molto da fare e sarebbe un guaio non comprendere le criticità presenti, prima tra tutte la mancanza di pianificazione. E invece i piani sono fondamentali, ci permettono di amministrare il quotidiano muovendoci, però, in una traiettoria definita e aiutano gli stakeholders a muoversi al fianco delle Istituzioni, potenziando l’efficacia di ciascuna azione. Per questo in Puglia abbiamo voluto dotarci di un Piano strategico per il turismo, partendo dalle nostre eccellenze, dall’aerospazio alla cultura, al turismo, ai prodotti agricoli di qualità, e lo abbiamo fatto coinvolgendo da subito le altre Istituzioni, gli operatori, i sindacati, i cittadini. Nel nostro Paese purtroppo troviamo sacche di non conoscenza dovute proprio alla scarsa condivisione dei processi all’inizio”.

“Non è troppo tardi – ha concluso –. Adesso le risorse ci sono e sono tante, ma dobbiamo tenere bene a mente i motivi per cui ci sono state assegnate: giovani, donne e coesione territoriale. O cambiamo prospettiva o resteremo prigionieri di quell’immagine di Paese in cui il passato prevale sul presente, quello stesso presente in cui, invece, si dovrebbe scrivere il futuro. Abbiamo bisogno di un nuovo paradigma e possiamo trasformarlo in azioni, dando più fiducia ai nostri giovani innanzitutto che, invece, continuano ad andare via dalle nostre università appena usciti, e non perché non siano bravi ma perché altri investono su di loro meglio di noi. E ormai è un fenomeno nazionale, accade al sud come al nord. Dobbiamo riequilibrare il nostro Paese, metterlo al passo con i migliori modelli europei. E per farlo servono riforme, leggi e strategie, perché la situazione attuale non garantisce certezza sulla destinazione della spesa pubblica né sul riequilibrio sociale e territoriale. Serve incidere sulla questione culturale, fatta di stereotipi e di una scarsa propensione alla fiducia: verso i giovani, verso le donne, verso il sud. Bisogna agire subito e con azioni mirate ed efficaci. Finché l’immagine dell’Italia continuerà a costruirsi sull’esodo costante e sempre più robusto dei giovani che abbandonano il Paese è evidente che la percezione resterà quella di un Paese senza futuro. E per cambiare questa immagine non basta gridare al lupo al lupo spostando l’attenzione sulla paura di chi arriva ma costruendo politiche su misura dei bisogni reali”.