Pasquale Di Rella spiazza tutti, parlando al cuore della gente ormai stanca degli odiosi costi e sprechi della politica barese. Un intervento coraggioso, mai ascoltato finora da chi è salito sul pulpito in giacca e cravatta. Maglioncino blu, camicia e jeans, Di Rella sventola le sue ultime buste paga da politico: 79 euro al mese. “La politica è servizio”, dice tra gli applausi di chi non crede alle proprie orecchie.

“Una volta eletto – spiega – mi taglierò l’indennità di Sindaco della metà e chiederò di farlo a tutti”. A pensarci bene, la metà dell’indennità di Sindaco è già tre volte lo stipendio di un operaio o un impiegato. Di Rella da 15 mesi razzola come predica e questo da un lato sta facendo storcere il naso ai culi di pietra della politica, dall’altro sta contribuendo ad aumentare la propria popolarità.

I partiti sono avvisati. Concretezza. “Il primo impegno programmatico della coalizione – spiega il candidato – è la riduzione delle tasse di 50 milioni di euro”. Una ricetta semplice, ma efficace. I soldi? Saranno quelli sottratti in maniera progressiva nel quinquennio 2019-2024 anche abbattendo i circa 330 milioni di euro che attualmente il Comune di Bari ‘investe’ nella spesa corrente. “Non ruberemo più soldi dai vostri portafogli”, continua con la giugulare rosso fuoco. “La leva fiscale – spiega – è l’unico modo per far ripartire l’economia e provare a incidere sull’occupazione”. Sì, perché nonostante le tante porte aperte sul futuro, la disoccupazione resta il problema principale del capoluogo pugliese, soprattutto tra i giovani.

Un tassello fondamentale è quello della raccolta dei rifiuti. In assenza di un contratto di servizio, l’Amiu in questi ultimi cinque anni ha chiesto ben 10 milioni di euro in più, passando da 64 a 74 milioni, prosciugati dalle casse comunali, non sempre assicurando la necessaria efficienza. “Non sarà un Consiglio di amministrazione fatto da amici e amiche – tuona Di Rella – ma l’amministratore unico dovrà rispondere agli obiettivi della politica e se come nel privato non dovesse riuscirci se ne dovrà andare a casa”.

Non usa mezzi termini l’ex presidente del Consiglio comunale. E sì, perché il maggiore costo incide tutto sulle tasche dei baresi. “Non saremo a servizio dei super pagati dirigenti delle società partecipate dal Comune e dalla Città Metropolitana”, aggiunge chiudendo questo capitolo. Ma è davvero possibili ridurre gli sprechi? A sentire Di Rella, sembra proprio di sì. “Lo faremo con un monitoraggio oserei dire ossessivo del contenzioso – incalza -, che al Comune di Bari rischia di diventare un pozzo senza fondo”. Nella Giunta è previsto un assessore specifico, “la delega non sarà lasciata all’avvocatura comunale”. Il Comune di Bari, in sostanza, al netto degli avvocati scemi tirati in ballo dal sindaco uscente, dovrà risarcire quando ha torto e andare a procedimento se ci sarà una ragionevole certezza di vincere. “La perdita di fascicoli e la dimenticanza delle sentenze – chiosa Di Rella – costa milioni di euro ai baresi. Non faremo più ingrassare qualcuno, anche se sarà amico nostro”.

Il candidato va giù pesante, in alcuni tratti del discorso sembra un frate Francescano e non un politico dell’era moderna. Di Rella apre l’ombrello, seppur metaforicamente, ed entra a gamba tesa sui contributi a pioggia, soprattutto derivanti dal fondo di riserva del Sindaco, concessi finora “per piacere a qualcuno, per clientelismo e benevolenza elettorale”. I settori più spinosi, quelli per cui saranno premiati i progetti meritevoli, sono lo Sport e la Cultura.

La chiusura del discorso è quella che più la coalizione faticherà a digerire: il costo della politica. Non solo riduzione della metà dello stipendio, ma una serie di altre iniziative in cui Di Rella si gioca molto. “Basta commissioni ogni giorno – spiega -. Attraverso un modifica al regolamento eviteremo di svolgerne 23 sedute di commissione in un mese, ma saranno solo 10. I consiglieri dovono venire in Consiglio a lavorare, a deliberare”. Meno gettoni di presenza, ma anche meno rimborsi ai datori di lavoro. Si procederà con Google maps. “Se un consigliere per venire in Comune ha bisogno di 5 minuti – precisa – il datore di lavoro privato prenderà un rimborso per 5 minuti e non per un’ora come succede adesso anche se lavora nella banca vicino al Palazzo di Città”.