La “valanga arancione” scesa in piazza a Bari causa un vero e proprio terremoto politico che si consuma tutto sui social. Dopo la protesta di agricoltori e olivicoltori, infatti, l’assessore Leonardo Di Gioia ha annunciato su Facebook le proprie dimissioni che sono state però prontamente respinte, con un commento, dal Governatore Emiliano.

“Il prossimo mercoledì parteciperò a Roma all’incontro convocato dal ministro Gian Marco Centinaio e lo farò per onorare fino in fondo l’impegno assunto con gli agricoltori pugliesi – scrive in un posto Di Gioia – Sarà questo il mio ultimo atto politico come componente della Giunta regionale. Dopo ciò rassegnerò le mie dimissioni come assessore”.

L’assessore spiega anche i motivi della sua decisione: “Il Presidente Emiliano ha avocato a sé la regia politica sulla materia agricola e comunicato l’istituzione di un tavolo presso la presidenza dedicato al PSR, alla Xylella, alle gelate 2018, al patto della Puglia”.

Sotto lo stesso post è arrivata la risposta di Emiliano che ha respinto le dimissioni: “Caro Leo – scrive il Governatore – sono costretto a scrivere su Facebook avendo tu scelto questa platea. Stasera non ho avocato nulla. D’altra parte il Presidente, come tu dici bene, non ha bisogno di avocare nulla, disponendo insieme alla giunta, totalmente della funzione di indirizzo politico. Ho ricevuto i manifestanti nonostante la mia grave indisposizione di salute e con molte ore di anticipo Ti ho chiesto di essere con me nel corso dell’incontro. Ma un grave lutto di famiglia te lo ha impedito”.

“Nel corso dell’incontro si è deciso di aprire un tavolo di lavoro esclusivamente sulle materie oggetto della manifestazione. Tutto qui. Per queste ragioni le tue dimissioni sono ingiustificate e per questa ragione è mio dovere respingerle prima ancora che tu me le offra. Stai sopportando in questi anni un peso assai gravoso in un mondo agricolo sempre più diviso e conflittuale. Ma bisogna comprendere anche le loro ansie, non farsi prendere dallo sconforto. Bisogna combattere non solo andando a Roma venerdì, ma portando a termine il nostro compito fino all’ultimo giorno del nostro mandato”.