Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’avvocato Giacomo Olivieri e di Nicola Canonico

Con Francia o Spagna…purché si magna.   Una strofa di una nota canzone di Fiorella Mannoia iniziava con ‘Come si cambia per non morire, come si cambia per amore’. Si sarà ispirata a Massimo Cassano: ex sottosegretario del Governo di Matteo Renzi, ora paladino di Silvio Berlusconi? Chissà, forse il repentino cambio di schieramento del candidato del Collegio camerale di Bari-Bitonto potrebbe essere stato effettivamente ispirato dalla paura di “morire politicamente” o, forse, dall’amore per i palazzi romani, quelli del potere.

È certo, tuttavia, che solo un anno fa, ad un noto quotidiano nazionale, Massimo Cassano dichiarava la propria propensione per un Governo di larghe intese, più propriamente noto come “inciucio”, e rilasciava le seguenti dichiarazioni: “Oggi penso che i moderati debbano tornare a dialogare fra di loro per creare una forza politica importante che possa governare, anche con il PD”. E aggiungeva: “La Lega fa leva sulle disgrazie, un partito che parla di disgrazie ogni giorno e che raccoglie consenso sulle stragi e sugli incidenti non può essere un partito di governo. Peraltro, non è che la Lega non abbia mai governato; ha governato con il centrodestra. Non è cambiata l’Italia, non è cambiato il mondo”.

Ricapitoliamo: chi oggi si erge a paladino di coerenza politica e distribuisce giudizi gratuiti ad altri, pur candidandosi con il centrodestra, solo un anno fa: 1. Propendeva per le ‘larghe intese’, odiate dagli elettori di destra; 2. Definiva la Lega – alleato nel Collegio camerale in cui è candidato – come un partito che raccoglie consenso sulle stragi e non idoneo a governare l’Italia; 3. Affermava sostanzialmente che i precedenti Governi di centrodestra erano stati incapaci di cambiare l’Italia e il mondo.

Glielo diciamo noi a Berlusconi, Salvini, Meloni e Fitto, che forse il loro candidato locale farebbe bene a non apparire sulla stampa, poiché danneggia la coalizione a cui attualmente appartiene, o glielo dicono gli elettori domenica 4 marzo, mandandolo a lavorare?