È morto il Re. Viva il Re. Qualcuno sostiene di aver sentito queste parole provenire dalle stanze del Sindaco e del suo Ufficio di Gabinetto di Palazzo di Città tra il 4 e il 5 marzo.

Il Re “morto” è Renzi, che trascina con sé nella tomba dell’oblio governativo i ministri Boschi, Lotti e Madia. Il nuovo Re è Emiliano, non la migliore “corona” in circolazione nella penisola e nel tacco d’Italia in questo momento, ma ancora proprietario di un tesoretto di “poltroncine”, utile a tenere insieme un esercito di politicanti spaventati dalla probabile sconfitta alle elezioni comunali di Bari del 2019 e dal terrore di dover tornare al lavoro o di doversene trovare uno vero.

Emiliano, da buon Sovrano, si è immediatamente intestato la battaglia per la sopravvivenza politica dei signorotti baresi e ha dato avvio alla operazione “tengo famiglia” in favore dei soliti vecchi tromboni – super pagati con i soldi dei contribuenti – avendo già assegnato ed accingendosi ad assegnare ulteriori prestigiosi incarichi nei prossimi giorni.

Contemporaneamente, ha avviato l’operazione “assedio” nei confronti di coloro che, tenendo al bene dei baresi e dei pugliesi più che alle loro personali carriere, ed essendo per tale motivo considerati pericolosamente eversivi, si sono “ribellati” e si battono per una Bari finalmente libera, in cui i governanti si occupino del lavoro, della casa, della salute, dei cittadini e non di come ridurli in povertà per asservirli e ottenerne obbedienza e consenso.

Finirà come spesso nella storia: Emiliano tenterà di passare la corona a Decaro e ci sarà uno scontro politico senza esclusione di colpi. Alla fine, però, per fortuna nessun ‘Sovrano’ ha potuto mai fermare la furia del popolo affamato e rabbioso.