Filippo Caracciolo, candidato PD alle elezioni politiche del 4 marzo, prima politicamente vicino ad Antonio Decaro, ora a Michele Emiliano, è il terzo assessore regionale coinvolto direttamente o indirettamente in indagini penali dall’inizio della legislatura ad oggi. Gli si contesta di essere coinvolto in uno scambio tra l’aggiudicazione di un appalto a impresa amica e una assunzione all’ARCA.

Caracciolo, assessore regionale all’Ambiente e candidato del Pd alla Camera in un collegio uninominale, è indagato per corruzione e turbativa d’asta nell’ambito di una indagine della Procura di Bari su una gara d’appalto per 5,8 milioni di euro per la costruzione di una scuola media a Corato.

Caracciolo avrebbe indotto il presidente della commissione aggiudicatrice della gara, Donato Lamacchia, a favorire l’impresa di Massimo Manchisi, ottenendo la promessa di appoggio per le prossime elezioni.

Ci si chiede come mai Emliano non gli abbia immediatamente chiesto di rassegnare le dimissioni, come avvenuto nel precedente caso analogo di Gianni Giannini, e di rinunciare alla corsa per il Parlamento.

Certo è imbarazzante per il Partito Democratico della BAT schierare nella squadra dei candidati parlamentari ben 2 indagati, oltre a Caracciolo Francesco Spina, vicepresidente di InnovaPuglia nominato da Emiliano, indagato per vicende legate al suo ruolo di ex sindaco di Bisceglie.

L’imbarazzo in quel partito, però, sembra non essere di casa, se nella scorsa estate si è assistito alla nomina quale membro del Consiglio di Amministrazione dell’Acquedotto Pugliese, di Carmela Fiorella, donna sentimentalmente legata all’assessore indagato con delega all’ambiente.

Emiliano, Decaro, Lacarra, se ci siete battete un colpo poiché l’elenco degli indagati presenti tra le vostre fila e in quelle delle liste civiche alleate sta diventando più lungo del gasdotto TAP e ci aspetteremmo un comitato di protesta anche per questo. Ma si sa, l’indagato del vicino è sempre più colpevole.