Sull’insulto sessista a Irma Melini, la cui eco in questi giorni è stata offuscata solo dall’annuncio della ruota panoramica in Largo Giannella, si è detto quasi tutto. C’è chi è convinto sia stata una donna a vilipendere l’Aula consiliare. C’è, poi, chi ipotizza possa essere stata persino la stessa consigliera, che a sua volta minaccia querela nel caso la teoria venga formalmente avanzata. Ipotesi infondata e priva di logica.

Insomma, il clima è teso e la Procura ha acquisito le schede dello scrutinio segreto oltre che le immagini della seduta. Proprio dalle schede, nel senso del ‘foglio’ e non da ciò che c’è scritto sopra, potrebbe arrivare la verità. Una verità ancora più assurda, perché si tratterebbe di un gesto premeditato e quindi studiato a tavolino. Un complotto per screditare, attraverso l’offesa personale, l’intero Consiglio comunale.

LA TEORIA DI CIPPONE – Ne è convinto l’ex consigliere comunale Donato Cippone che, per evitare il tarocco elettorale, aveva presentato una mozione sul voto segreto. “Ovviamente la mia proposta fu bocciata – spiega -. Avevo chiesto che i consiglieri votassero impugnando la scheda nella mano destra tenendola ben in vista nella ‘passeggiata’ verso l’urna. Sarebbe stato più facile capire se, per esempio, la scheda potesse essere stata sostituita. Ai non addetti ai lavori sfugge il fatto che anche un voto segreto può diventare palese per scoprire i franchi tiratori, per esempio mettendo parole o lettere in corsivo o stampatello”.

COME FUNZIONA IL VOTO – La votazione a scrutinio segreto segue una regola ferrea. Si prendono 37 schede (36 per i consiglieri e una per il Sindico) e si fanno vidimare dal presidente del Consiglio. Una volta siglate, poi, vengono consegnate nelle mani del funzionario incaricato e quindi sottoposte alla firma del segretario comunale. Fatte le due operazioni, le schede restano a disposizione del funzionario che, personalmente o attraverso un suo incaricato, una volta aperta la votazione, consegna una scheda ai singoli consiglieri presenti e quindi votanti. I consiglieri scrivono e quindi imbucano la scheda all’interno dell’urna posta al primo dei tre livelli degli scranni in cui siedono il presidente, il segretario, il sindaco e tutta la giunta.

COSA PUO’ ESSERE SUCCESSO – Il funzionario o il suo incaricato potrebbe aver consegnato una seconda scheda ad un consigliere, magari dopo che questi possa aver detto di averla persa. Così fosse, sarebbe stato un errore non consentire al segretario di  verbalizzare l’accaduto. Potrebbe essere che il consigliere sia andato fuori dall’Aula, ma per ragioni temporali non oltre la Sala Giunta o la Sala Massari, abbia fatto scrivere da un terzo l’offesa alla Melini e sia immediatamente rientrato in Aula per poter depositare personalmente la scheda. Sì, perché il voto è segreto ma la consegna della scheda palese. Residuale la possibilità che la scheda possa essere stata portata dall’esterno dell’Aula, avendo le schede regolari le firme del presidente e del segretario.

Fosse vera la teoria del complotto, considerando anche l’elevato numero di sedute andate deserte, sarebbe il caso sciogliere il Consiglio comunale, essendo stato persino violato il voto segreto. La teoria, avendo sentito i consiglieri, viene alimentato dalle loro dichiarazioni di innocenza e dal fatto che nessuno abbia sentito l’esigenza di farsi avanti, ammettendo di aver compiuto un gesto insensato ed offensivo. Non escludiamo che la sicurezza possa arrivare proprio dal fatto che nessuno dei 23 consiglieri presenti in Aula abbiano scritto personalmente l’offesa. C’è stato bisogno dell’intervento della Procura. A nostro avviso l’intervento della Magistratura è un danno d’immagine persino peggiore dell’offesa stessa, considerando il fatto che il Consiglio non è stato capace di produrre anticorpi sufficienti per la tutela della propria onorabilità.