Carrieri
Il consigliere comunale Giuseppe Carrieri.

“Sono tre le crisi occupazionali aperte in questi giorni nella provincia. Crisi altamente simboliche e molto dolorose, che coinvolgono centinaia di famiglie baresi praticamente abbandonate dalle istituzioni”. Il consigliere comunale Giuseppe Carrieri, è intervenuto con un mezzo stampa, sulla questione della crisi occupazionale che affligge la provincia da molto tempo, avvalendosi dell’aiuto del consigliere regionale Andrea Caroppo.

“La prima è quella dei 194 ex lavoratori OM, da troppo tempo ‘usati’ da sindacalisti, politici e imprenditori e per i quali i prossimi mesi saranno di battaglie e di sofferenze – dice il consigliere -. È infatti praticamente svanita la poco verosimile ipotesi di riconversione del sito ex OM in fabbrica per la macchina elettrica ‘made in Bari’ da parte della Tua Industries. Ipotesi che peraltro non poco è costata alle finanze pubbliche che, solo improvvisati imprenditori e politici, potevano sostenere per la propria visibilità mediatica”.

“La seconda è quella degli oltre 60 lavoratori dell’officina di manutenzione di Bari delle Ferrovie Sud Est – continua Carrieri – che fra poche settimane verrà chiusa per trasferire tutte le attività a Taranto. Qui la responsabilità è sempre della ‘politica’, giacché Ferrovie Sud Est è stata dalla ‘politica’ salvata dal fallimento, non certamente per ridurre i livelli occupazionali e/o costringere decine di baresi a trasferirsi a lavorare a Taranto. Eppure non si riesce a far comprendere quanto devastanti siano, per intere famiglie, le improvvide scelte aziendali e quanta irresponsabilità ci sia nella conduzione di aziende totalmente pubbliche che, se non tutelano il lavoro, non si capisce proprio perché debbano continuare a esistere a spese dei contribuenti”.

“La terza, proprio di queste ore, – conclude il consigliere comunale – è la vertenza occupazionale di 25 lavoratori del Teatro Petruzzelli che da un giorno all’altro stanno perdendo il proprio posto di lavoro perché la Fondazione ha stilato un bando annuale al massimo ribasso per i servizi di assistenza in sala e accoglienza; senza neppure inserire la cosiddetta ‘clausola sociale’ per garantire almeno il reimpiego di tutti gli addetti. Cosicché l’azienda, ancora una volta napoletana, che è riuscita a un prezzo (troppo) basso ad aggiudicarsi l’appalto, ha riassunto solo una dozzina dei precedenti addetti del Teatro, lasciando a casa tutti gli altri”.