Fossimo nei panni del sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro non saremmo così sereni. La schiena dritta di Pasquale Di Rella, appena rieletto presidente del consiglio comunale barese, potrebbe diventare la spina nel fianco del Partito Democratico, soprattutto in considerazione del lungo periodo che precede la prossima campagna elettorale.

Il voto che ha portato al Di Rella bis, ma soprattutto le dichiarazioni lusinghiere rivolte alla seconda carica istituzionale della città sembrano il segnale di come i moderati, per ora baresi, si stiano ricompattando.

Prima l’apprezzamento del sottosegretario di Area Popolare, Massimo Cassano, poi la sottolineatura del rigore istituzionale e della correttezza mostrata in questa prima metà di mandato da Di Rella evidenziata dal senatore Luigi d’Ambrosio Lettieri e dal consigliere comunale Fabio Romito commenti che pubblichiamo integralmente certi che fino alle prossime elezioni sarà una stagione particolarmente calda con un esito probabilmente non scritto come nel caso della “morte” annunciata dell’ingegner Mimmo Di Paola, all’epoca alle prese con il periodo forse più nero dei moderati baresi del centrodestra.

Lettieri su Di Rella:

“Di Rella accusa giunta e maggioranza quantomeno di manifesta incapacità amministrativa e allergia alla trasparenza, e loro tacciono. Qui non c’è dietrologia che tenga: non è il silenzio degli innocenti, ma dei colpevoli. Quanto accaduto in questi giorni al Comune di Bari in merito alla vicenda Di Rella, infatti, dovrebbe far riflettere su una dato politico peculiare”, continua il senatore, “sindaco, giunta e maggioranza hanno opposto un silenzio di tomba alle denunce, pubbliche, forti e circostanziate, dirette principalmente a loro, con cui il presidente del Consiglio ora rieletto a capo dell’assemblea comunale, ha motivato le sue dimissioni. Denunce che abbiamo in diverse occasioni avuto modo di sollevare anche noi, ma che, ovviamente, riferite da un esponente della maggioranza, seppure super partes, anzi a maggior ragione, per il ruolo rivestito, assumono un diverso significato”. “Eppure Di Rella quelle ragioni le ha ribadite ancora l’altro ieri in aula, prima di essere rieletto”, sottolinea, “Assessori che disertano le audizioni delle commissioni consiliari e la maggior parte delle sedute d’aula, comprese quelle dedicate al question time, interrogazioni lasciate nel limbo del tempo futuro del verbo rispondere, in dispregio dei termini regolamentari e, ciliegina sulla torta, variazioni di bilancio definite urgenti assunte sulla testa del consiglio e delle commissioni. Per non parlare delle bozze di regolamento non condivise che finiscono per generare una stasi inaccettabile e poi irregolarità dalla ispezione del Mef, gestione dello Stadio, incompatibilità del presidente Amiu, mentre qualcuno dorme. Parole sue”. D’Ambrosio Lettieri rileva come “in sintesi, Di Rella abbia detto senza mezzi termini che nel migliore dei casi giunta e maggioranza non sanno governare, nel peggiore non stanno lavorando per il bene della città. E tutti zitti. Compreso Decaro. Allora, siccome il detto recita che chi tace acconsente e che a governare è chiamata la maggioranza, non certo l’opposizione cui spetta il diritto/dovere di controllare l’operato dell’amministrazione, è lapalissiano che Bari sta in mani davvero poco rassicuranti. Questo è un fatto inoppugnabile ed è quello che interessa ai cittadini”.

Le dichiarazioni di Fabio Romito

“Le affermazioni pubbliche di Di Rella rappresentino il senso di disagio e di imbarazzo di chi, svolgendo una funzione istituzionale e di garanzia certifica, di fatto, il fallimento dell’azione amministrativa della giunta Decaro e, al tempo stesso, una conferma di quanto più volte denunciato anche dalle minoranze, oltre che uno stimolo a proseguire con maggiore incisività. Il silenzio di giunta e maggioranza è inquietante, oltre che imbarazzante. Ora, noi continueremo a seguire con attenzione il rieletto presidente Di Rella”, concludono “certi che continuerà a svolgere una funzione di garanzia nell’accertamento della regolarità degli atti e del rispetto delle regole, comprendendo nella correttezza, peraltro sempre dimostrata, anche la sua autonomia di giudizio, come d’altronde ha pubblicamente dichiarato”.