Avevamo sollevato la questione ben prima che Grillo e i pentastellati la facessero diventare un caso nazionale (per fortuna). La moltitudine di incarichi del sindaco dei sindaci, Antonio Decaro, ben nove, potrebbe non essere gestibile. Su questo focalizzavamo l’attenzione. Dopo la nomina a presidente dell’Anci, Decaro ha detto: “Resterò sindaco di Bari”. Dichiarazioni di rito, smentite nel giro di un batter di ciglia, da un’altra affermazione, questa sì molto significativa e lontana dal supercazzolismo selfatico a cui i baresi sono stati abituati.

In poche parole, tenetevi forte, non un detrattore qualunque, ma il primo cittadino avrebbe parlato di un imminente rimpasto – secondo le voci andrebbero via gli assessori Maselli e Tedesco -, ma soprattutto ci dovrebbe essere un altro vicesindaco, uno più esperto e non di primo pelo come Brandi. Persona rispettabile, s’intende, ma pur sempre alla prima esperienza e accusato di numerosi scivoloni. Brandi, in segno di fedeltà, resterebbe assessore, nonostante sia quello ad aver accumulato il maggior numero di delibere annullate o suscettibili di errori.

Non facesse una scelta del genere, Decaro sarebbe destinato a fare la stessa fine di Fassino, trombato all’Anci e a Torino. Il vicesindaco forte, per esempio la Barbanente, assicurerebbe all’amico di Renzi (scrivono giornali più quotati, come fosse un merito) di poter coltivare, attraverso l’Anci, le amicizie giuste per fare ciò a cui aspirerebbe: il ministro. Questo si vocifera. Quando sarà, ci mancherebbe, ma certi incarichi devi coltivarli per tempo. In questo modo il nuovo vicesindaco potrebbe farsi le ossa, far evitare una moltitudine di figuracce al sindaco fuori per rappresentare altri sindaci, ma soprattutto avrebbe la possibilità di candidarsi alla poltrona di primo cittadino alla prossima tornata elettorale, dove a nostro avviso se ne vedranno delle belle per il semplice fatto di aver scelto di estromettere la politica da ogni decisione. E i politici, quelli veri, si sa, prima o poi tornano a chiedere il conto.

Bisogna solo sapere aspettare. Ecco la dimostrazione. Alla fine anche il sindaco ha indirettamente ammesso di non avere una giunta completamente all’altezza, anche sua, dicendo senza fronzoli di non avere al proprio fianco qualcuno al quale poter affidare le chiavi della città, e non parliamo di quelle lasciate a Lino Banfi tra frizzi, lazzi allievi e orecchiette. Ci riferiamo al mazzo che apre la porta delle responsabilità in tema trasporti, welfare, lavori pubblici, urbanistica, cultura. Insomma, chiavi fondamentali per il futuro di una città che adesso langue.