Irma Melini
Il consigliere Irma Melini

La consigliera di opposizione Irma Melini torna a parlare del Mercato Agricolo Alimentare e della Fiera del Levante. Il nodo della questione è quello relativo ai venti milioni di euro spesi dall’Amministrazione Comunale e dalla Camera di Commercio, a partire dal 2006, per quanto riguarda il MAAB, e i nove milioni di euro investiti nella Fiera del Levante per ripianare i debiti passati. Ecco la lettera della consigliera di Scelgo Bari.

“Ben venti milioni di euro sono stati spesi da Camera di Commercio e Comune di Bari per realizzare nel lontano 2006 il Mercato Agricolo Alimentare Barese. Oggi ciò che resta è una cattedrale nel deserto che rischia di rappresentare l’ennesimo grave spreco dei soldi dei baresi. Concretamente, le responsabilità ci sono e devono emergere perché i ritardi di ben 10 anni sono gravi e possono aver di fatto pregiudicato anche la struttura.

Oggi il Comune di Bari è impegnato in una corsa contro il tempo a causa dell’imminente scadenza, fissata per il 6 ottobre, dello strumento urbanistico che riconosce la potestà espropriativa in capo al Comune, scaduta la quale potrebbero innescarsi contenziosi relativi all’acquisizione già effettuata delle aree su cui sorge il Mercato. Il ritardo con il quale si arriva al 6 ottobre non è giustificabile visto che per ben 9 anni il Consorzio MAAB, composto da Camera di Commercio e Comune di Bari, con una piccolissima quota di privati, non ha portato a termine le procedure di esproprio, facendo scadere, un anno fa, anche la delega espropriativa che il comune aveva riconosciuto al Consorzio. In una mia interrogazione, che giace senza risposta, sollevo proprio il problema delle eventuali responsabilità del Comune di Bari che ha rinnovato la delega al consorzio solo dopo 10 mesi a ridosso della scadenza della potestà esproriativa, scadenza che per di più rende nulla quella proroga.

Insomma, un vero pasticcio da qualche milione di euro, anche perché un anno fa il Comune di Bari – se fosse stato virtuoso – avrebbe potuto escutere la polizza fideiussoria (posta dal consorzio proprio a garanzia degli espropri), stigmatizzando le responsabilità dei ritardi di anni, e attingendo a quel tesoretto per terminare entro il 6 ottobre 2016 tutti gli espropri.
Inspiegabilmente, però, così non è andata. Il Comune di Bari, rappresentato dall’Assessore delegata Palone, ha ignorato le interrogazioni da me poste in due anni e ha preferito rischiare di perdere altri soldi pubblici pur di non accertare le responsabilità del fallimento del MAAB e procedere di iniziativa alla soluzione dei problemi. Chi risponde per questo? Sembra che il Comune di Bari, come il MAAB siano terra di nessuno, ma se gli Assessori ignorano le interrogazioni di Consiglieri vigili, non si potranno ignorare le scadenze e l’aumento dei costi per i baresi.

Non diversa la storia della Fiera del Levante di Bari, Ente per il quale i tre Soci (Regione, Comune e Area Metropolitana) hanno già recentemente versato, con i nostri soldi, ben 9 milioni di euro per ripianare gestioni fallimentari e che, oggi, si trovano nell’imbarazzo di una privatizzazione, che privatizzazione non è.
Nello specifico, ricordo che, nel lontano luglio 2015, una cordata composta da Bologna Fiere, Ferrara Fiere, Sogecos spa e Camera di Commercio di Bari ha ottenuto la concessione per la gestione sessantennale dell’Ente fieristico barese. Ecco, pensando al termine “privatizzazione” vantato da questa Amministrazione, è una forzatura visto che di fatto la Cordata è composta da Camera di commercio che è un ente pubblico e partecipa al 90% e gli altri tre soggetti per il restante 10% sono di fatto pubblici con piccole quote di privati.

Tornando agli sprechi di denaro pubblico, dove garante – degli sprechi – sembra essere sempre la Camera di Commercio di Bari – la Cordata che si è aggiudicata l’avviso pubblico, unica concorrente, non ha ancora costituito la Società per Azioni “Newco” deputata a sottoscrivere il contratto con la Fiera di Bari.
Nel frattempo, però, affinché ciò avvenga e, quindi, si proceda alla “privatizzazione” avviata 1 anno e mezzo fa, occorrerebbe che Fiera di Bologna risolvesse i suoi problemi strutturali con 123 esuberi e un eventuale aumento di capitale, i problemi di governance vista la scadenza prossima del suo presidente e presentasse il proprio Piano industriale fondamentale per comprendere, dopo tutto questo tempo, se ha ancora interesse a gestire Bari.

A gravare sull’affidabilità di Fiera di Bologna c’è anche un atto formale contrario alla gestione degli eventi della Fiera di Bari, che è la dichiarazione di intenti, sottoscritta dalle Fiere Emiliano-romagnole fra cui Bologna, per la costituzione del sistema Fieristico regionale, nella quale al punto 4,3 è specificato che tutti i soggetti si impegnano a non avviare negoziazioni con altri soggetti aventi le stesse finalità fino a dicembre 2016.
Trovo ormai imbarazzante che questa Amministrazione comunale, sempre rappresentata dallo stesso Assessore Palone, continui a fingere che tutto proceda per il meglio, quando di fatto non ha provveduto a valutare concretamente l’operazione “privatizzazione” con soggetti affidabili; non ha vigilato anche in questo caso sull’inutile trascorrere del tempo a danno della struttura e delle sue attività; non ha portato a Bari i tanto millantati format innovativi della Fiera di Bologna, che sarebbero stati già dovuti essere impiegati nell’ultima Campionaria di settembre scorso.

Per questo motivo ritengo che debba intervenire in Aula “Dalfino” il Sindaco Decaro, rappresentante il 66% della Fiera, per riferire, prima di qualsivoglia azione, al Consiglio comunale sulla questione “privatizzazione” e che, nelle more, abbia il dovere di valutare se dopo un anno e mezzo di trattative fallimentari non sia doveroso annullare in autotutela l’esito dell’avviso pubblico e ridestinare a migliore sorte la Fiera del Levante di Bari”.