La sezione regionale della Corte dei Conti della Puglia tira le orecchie al Comune di Bari e lo fa con una delibera di 32 pagine che finisce dritta sulla scrivania di Antonio Decaro. Un documento prezioso che vi proponiamo integralmente alla fine di questo articolo.

“A seguito dell’esame delle relazioni relative ai rendiconti degli esercizi 2012 e 2013, inviate a questa sezione regionale di controllo dall’Organo di revisione del Comune di Bari […] sono emerse alcune rilevanti criticità rispetto alle quali si è reso necessario, con nota protocollata numero 2816 del 25 agosto 2015 indirizzata al sindaco, e all’organo di revisione, acquisire numerosi dati, informazioni ed elementi di valutazione”. Inizia così la missiva che Cosmo Sciancalepore e Agostino Chiappiniello, rispettivamente magistrato relatore e presidente della sezione, firmano e spediscono a Decaro.

L’estate barese però è calda e il Comune di Bari risponde solo col primo fresco di settembre, prendendo un ulteriore mese di tempo data “l’entità e la complessità delle informazioni richieste”. Passa un mese, arriva ottobre, la documentazione viaggia ma non è esattamente quella che aveva richiesto la Corte dei Conti: “non risultano effettivamente trasmessi alcuni importanti allegati”. Si arriva così a novembre, quando, con tutte le carte in mano, il magistrato istruttore chiede la convocazione del Comune di Bari in adunanza pubblica per sottoporre al Collegio, tutte le questioni critiche emerse nel corso dell’istruttoria.

E le questioni, carte alla mano, sembrano essere davvero tante: la tardiva approvazione dei rendiconti 2012 e 2013; il superamento nel periodo esaminato di vari parametri di deficitarietà strutturale; la realizzazione di una operazione di project financing di dubbia legittimità; la tardiva e scarsa riscossione delle somme accertate per recupero dell’evasione tributaria; la presenza di un non sempre motivato maggiore riaccertamento di residui attivi; la presenza in bilancio di vari ingenti residui attivi, di anzianità superiore a 5 anni, con emersione di possibili ipotesi di danno erariale; la presenza in bilancio di residui passivi del Titolo II, finanziati con indebitamento, non movimentati da oltre due esercizi, per i quali non vi è stato affidamento dei lavori; la presenza di debiti fuori bilancio, procedimenti di esecuzione forzata, debiti da tempo esigibili, non pagati e passività potenziali; la violazione della normativa sui servizi conto terzi; la rilevazione di varie rilevanti criticità in materia di società partecipate.

L’adunanza pubblica è convocata inizialmente per il 28 aprile 2016, ma Decaro chiede un rinvio: in quella data c’è già un Consiglio comunale. Nel frattempo invia alla Corte dei conti una memoria illustrativa corredata da numerosi allegati per tentare di chiarire la faccenda e l’adunanza, di cui la delibera che vi proponiamo è sintesi, si tiene il 12 maggio scorso.

Pronti, via: per la questione relativa la tardiva approvazione dei rendiconti 2012 e 2013 “considerato che l’approvazione del rendiconto costituisce un adempimento ricorrente, con una scadenza precisamente prevista dalla legge e prevedibile con largo anticipo, le giustificazioni presentate dall’ente non risultano meritevoli di accoglimento. La violazione da parte del Comune di Bari del termine previsto dalla legge per l’approvazione del rendiconto risulta, peraltro, ormai abituale e, quindi, non riconducibile, in via esclusiva o prevalente, a situazioni particolari o contingenti”. La prima strigliata è andata.

Questione due, il superamento di vari parametri di deficitarietà strutturale. “Questa sezione, in varie occasioni, ha sottolineato che anche il superamento di un solo parametro di deficitarietà strutturale, pur non rendendo l’ente strutturalmente deficitario, costituisce una grave criticità che richiede la tempestiva adozione di concrete misure correttive. Tale considerazione vale, a maggior ragione, nell’ipotesi in cui, come rilevato nella fattispecie in esame, si riscontra il superamento di più parametri di deficitarietà strutturale in riferimento allo stesso esercizio e il superamento del medesimo parametro di deficitarietà strutturale per più esercizi finanziari consecutivi”.

La Corte dei Conti continua a sciorinare i punti elencati in precedenza e il Comune continua a prendere schiaffi su tutta la linea. Il project financing per il miglioramento dell’efficienza energetica, un contratto della durata di 19 anni che prevede progettazione definitiva ed esecutiva di sistemi fotovoltaici negli edifici scolastici del Comune di Bari pare illegittimo e le modalità del calcolo economico “non risultano del tutto chiare” come “non risultano sufficientemente chiarite dall’ente” nel corso dell’adunanza pubblica “le ragioni che hanno indotto l’amministrazione a ricorrere al project financing con ingenti erogazioni annuali a carico dell’ente, anziché ad altre modalità operative”. E ancora “le giustificazioni addotte dall’ente, a prescindere da ogni valutazione in ordine alla opportunità e convenienza dell’operazione posta in essere, sono tutt’altro che convincenti”. Non un appalto dunque, ma un project financing, senza motivo. Dice la Corte dei Conti.

Si passa poi alla questione gestione dei residui e risultato di amministrazione.  “L’analisi della gestione dei residui è fondamentale, in primo luogo, ai fini della verifica della attendibilità del risultato di amministrazione” e pure in questo caso i rendiconti presentano “varie criticità, anche di notevole gravità” che “attesta, quantomeno, la presenza di una superficiale gestione delle entrate patrimoniali”. Parole dure e argomentate, per un capitolo relativo ai residui di circa sette pagine, che non lasciano spazio a dubbi. Per non parlare delle due pagine dedicate ai mutui non utilizzati per mancato affidamento di lavori, delle quattro relative a debiti fuori bilancio e procedure di esecuzione forzata., i due fogli dedicati ai servizi conto terzi e gran finale, la chiusura dedicata alle criticità in materia di partecipazioni societarie.

Anzi no, perché il gran finale è dedicato ad un’integrazione che il magistrato istruttore aveva chiesto all’amministrazione, tra un carteggio e l’altro, in relazione a cassa di previdenza, sovvenzioni ed assistenza del personale comunale. E anche qui, argomentando domande fatte e risposte evasive date dall’amministrazione, risulta che “la questione esposta presenta profili di dubbia legittimità e risulta certamente meritevole di adeguati approfondimenti” che il Collegio si riserva di fare in futuro, una volta acquisite maggiori informazioni.

Dunque la Corte dei Conti, in relazione agli esiti del controllo sui rendiconti degli esercizi 2013 e 2013, dichiara che le cose descritte fino a questo punto “costituiscono violazione di norma finalizzata a garantire la regolarità della gestione finanziaria oppure irregolarità o situazione suscettibile di pregiudicare, anche in prospettiva, gli equilibri economico-finanziari dell’ente”. In più “dispone che l’amministrazione proceda a monitorare costantemente e adeguatamente il rapporto contrattuale in tema di efficienza energetica […] apportando, laddove necessario, i correttivi consentiti dalla convenzione stipulata”, quella del project financing.

In più dispone che si informi la Sezione ma anche la competente Procura contabile, sulla questione Cassa di previdenza. E prescrive che l’ente adotti tempestivamente ogni misura correttiva idonea a superare definitivamente le criticità rilevate nella deliberazione. Una tirata d’orecchi per certi versi davvero imbarazzante.