Fa figo, in realtà il question time si chiama seduta monotematica dedicata alle comunicazioni o alle richieste di informazioni. E comunque si tratta di una seduta di Consiglio Comunale vera e propria. Lo afferma l’articolo 50 del Regolamento del Consiglio Comunale, cui consigliamo caldamente la lettura ai consiglieri comunali nostrani. Questa seduta monotematica, sempre da regolamento, ha cadenza mensile e “Nel corso di tale seduta il Presidente concede la parola ai Consiglieri che la richiedono. Ciascun intervento non può protrarsi oltre cinque minuti per il Consigliere, tre minuti per la risposta dell’Assessore e due minuti per la replica del Consigliere”.

È fatto obbligo al Sindaco e agli Assessori di presenziare a tale seduta, salvo nel caso in cui gli
stessi siano assenti per motivi straordinari ed eccezionali.
E pensate che “Al fine di garantire la sistematica presenza del Sindaco e degli Assessori a tale seduta, è fatto assoluto divieto di far coincidere i lavori del Consiglio con quelli della Giunta Municipale”.

Ma nella seduta del 18 febbraio, dedicata appunto al question time, il Sindaco non c’era. Era a Roma. A quanto pare questioni di Anci e Città Metropolitana. Questioni di una certa importanza, tanto da richiedere l’uso del Parlamentino del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quindi, perchè non rimandare il question time? La maggioranza ha preferito disertarlo, molto semplicemente, lasciando solo lacerti della cosiddetta opposizione in aula ad aspettare che il Presidente del Consiglio constatasse la nullità della convocazione.

Pagliacciate, indubbiamente. Giochetti istituzionali che la dicono lunga sulla bassa qualità dell’attuale classe amministrativa del Comune di Bari, con poche eccezioni equamente suddivise fra l’ipertrofica maggioranza, che poco si cura della città e dei suoi problemi, e l’esile e raffazzonata opposizione, ormai affidata a due liste civiche: due consiglieri Cinque Stelle, due di Impegno Civile, e a uno strano gruppo misto dove si sbranano gli ex forzaitalioti, alcuni in evidente transito verso la maggioranza e verso improbabili e raccogliticce liste che dicono di scegliere Bari, ma intanto si guardano attorno.
Scherzetti da collezionisti del gettone di presenza, che pur di racimolare quei quattro spicci che gli consentono di giustificare il loro “impegno” nell’Amministrazione, hanno moltiplicato le sedute del Consiglio e di Commissione, anche usando l’inutile Question Time.

Fra i pochissimi presenti della seduta del 18, a rappresentare Realtà Italia, Alessandra Anaclerio si è tenuta per sè la domanda che voleva porgere al Sindaco. Dovrà aspettare la prossima seduta monotematica dedicata alle comunicazioni o alle richieste di informazioni (question time).

Non sappiamo se qualcuno, maggioranza od opposizione, avrebbe semplicemente chiesto a Decaro come mai, un membro del clan Diomede, recentemente arrestato, sia stato sia pur temporaneamente e indirettamente impiegato dall’AMIU, proprio in quelle zone della città (Carrassi) dove il clan esercitava il suo controllo estorsivo. Sia pur temporaneamente e indirettamente, insomma, pagato con i soldi dei cittadini per continuare a fare il presunto estorsore in nome e per conto del suo clan.

Ma è difficile che si trattino argomenti così seri durante una pagliacciata istituzionale, cui quasi nessuno dà importanza, come il question time.