La memoria dei baresi è cortissima, ma quella di certi rapresentanti delle istituzioni lo è di più. E allora contro l’ex sindaco di Bari, ex presidente della Fondazione Petruzzelli e attuale presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si scatena un autentico tzunami dalle conseguenze inimmaginabili. Dopo gli attacchi frontali del consigliere regionale Ignazio Zullo (Cor) e soprattutto quello dell’onorevole pentastellato Giuseppe Brescia, è il turno del consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo (del quale alla fine dell’articolo potete in forma integrale leggere le dichiarazioni).

Un comunicato di una precisione chirurgica e di un impatto durissimo nei confronti di certe mistificazioni. Tralasciando per un attimo – perché torneremo sulla questione – chi ha nominato e con quale contratto lo ha fatto il ragioniere alla guida dell’apparato amministrativo della Fondazione Petruzzelli, il comunicato tira in ballo un episodio fondamentale. Una circostanza che la dice lunga su molte cose che qualcuno vorrebbe fossero dimenticate in fretta.

Il 20 gennaio del 2014, dopo la fallimentare gestione Fuortes e in attesa del nuovo sovrintendente, pubblicavamo un pezzo con questo titolo: “Petruzzelli, sovrintendente: Folle idea Vito Longo ad Interim. Perché non nomimare uno dei professori?”. Alla vigilia della decisione sconclusionata alla luce delle nostre decine e decine di denunce rimaste inascoltate per troppo tempo, esprimevamo alcune considerazioni, proprio in virtù dell’allegra gestione degli appalti: “Le deleghe gestionali proprie del sovrintendente nelle mani del ragionier Vito Longo, direttore amministrativo della Fondazione Petruzzelli, in attesa di elaborare un bando pubblico, che possa far slittare la nomina a dopo le elezioni amministrative. La notizia circolata in queste ore – nè confermata, ma neppure smentita da Michele Emiliano – sarebbe di per sè inquietante, anche senza approfondimenti”.

Il giorno dopo, il 21 gennaio, arrivò la conferma alla peggiore delle soluzioni possibili, in un altro articolo, dal titolo: “Caos Petruzzelli: Filipponio vicepresidente, a Longo gestione ordinaria e verifica dei conti”. In quella occasione, scrivevamo che: “Il ragionier Longo si troverà a verificare quindi conti che conosce bene, visto che è stato l’uomo di fiducia di Fuortes. Davanti a un bilancio approvato da Fuortes, che contempla soldi che non ci sono e che deve vedersela coi pochi spiccioli del Comune e i soli otto milioni del Ministero e 2 milioni della Regione Puglia”.

Dov’era il Collegio dei revisori dei conti? E i consiglieri del Consiglio di amministrazione nominati dagli enti pubblici fondatori? Nell’approvazione del successivo bilancio, dunque, appare ancora più rilevante l’astensione del consigliere Michele Bollettieri, che evidentemente aveva annusato la puzza di bruciato e aveva deciso di non farsi avvolgere da quel terribile fumo nero. Noi siamo fra quelli che non dimencano. E siccome a differenza di tanti attuali paladini della giustizia, scrivevamo già tre anni fa che nessuno vigilava sui conti e sulla gestione del Petruzzelli, ci consentirete di pretendere che si scavi fino in fondo nella melma in cui è stato affossato il teatro.

LE DICHIARAZIONI DI NINO MARMO (FI) – “Il Presidente Michele Emiliano punta, neanche tanto velatamente, il dito sul centrodestra sulla nomina del direttore amministrativo del Petruzzelli. Peccato, però, che l’allora Sovrintendente Filipponio abbia solo assunto, con un contratto amministrativo a tempo determinato, il signor Vito Longo. E, dunque, il magistrato alla guida della Regione può risponderci ad una domanda semplice e precisa: chi ha nominato il direttore amministrativo al centro delle cronache, visto che non lo ha fatto il centrodestra?”. Lo dichiara il consigliere regionale Nino Marmo.
“L’attuale Presidente della Regione ci costringe a ricordare un po’ di storia, visto che ha preferito tirarci per la giacchetta pur di schivare la richiesta grillina di fare chiarezza. La scusa ‘non l’ho nominato io’ conta pochissimo. Perché qualcuno doveva pur vigilare (così come si doveva vigilare all’epoca delle assunzioni a tutto spiano, tutte riconducibili ad esponenti politici del centrosinistra). Non solo: Emiliano di Longo si fidava, altrimenti ci sfugge un passaggio. Nel 2012, quando era presidente della fondazione e sindaco di Bari, il cda conferì mandato per il compimento di ogni atto necessario al direttore amministrativo, alias Vito Longo, cui furono assegnati poteri supplenti dopo la scadenza del mandato del sovrintendente uscente Giandomenico Vaccari. Senza contare i doveri di controllo sulla sua attività. E non ci convince neppure la giustificazione che al centro delle attuali cronache ci siano episodi recenti, perché la Procura, certamente, non si fermerà qui! E questo è un bene per Bari e la Puglia e per i cittadini che hanno pagato con le loro tasse gli sperperi e il malaffare. A questo punto, sarebbe opportuno che Emiliano ci dica se è più grave la colpa di nomina o la colpa di chi non ha vigilato. Poteva astenersi dal mandare nervosamente la palla in campo avversario… ma, si sa, le innumerevoli comparsate in tv, in radio e sui giornali lo distraggono molto e gli provocano difetti di concentrazione. Ecco, si fermi un po’ e trovi qualcuno, nella sua immensa segreteria, che come Foscolo lo leghi ad una sedia, così potrà riflettere sul passato dannoso e sul presente che non parte. Eviti di minacciare querele, la Politica si fa con gli atti – e quelli passati sono cristallizzati- e con comportamenti sobri e pensosi. Questa continua esuberanza -conclude Marmo- comincia a infastidire un po’!”