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Sono sempre interessanti le conferenze stampa se a gestirle sono acute volpi della vecchia politica, ed in questo caso è un sincero apprezzamento. Dopo dieci anni di poetiche “narrazioni” conclusesi con i disastri della sanità e del ciclo dei rifiuti, un po’ di sana vecchia aria politichese alla democristiana maniera, se non altro, ci rassicura che il ciclone Emiliano dovrà fare i conti con due ossi duri e un ossicino, tenero ma determinato: i tre consiglieri del Cuore, il cuore dei popolari, quelli che guardano a sinistra, come ha specificato Angelo Sanza, il Camerlengo della situazione.

Il boss delle preferenze è lui, Peppino Longo: barese ma residente a Modugno dove ha imbastito il suo piccolo (ma mica tanto) impero fatto di cemento. Si dice che vada personalmente a riscuotere il condominio dalle palazzine che gli appartengono, controlla in gran parte il dormitorio a Nord di Bari che confina in gran parte con il quartiere San Paolo. Una vita da “cattolico” moderato (il Papa li perdoni, se può), un democristiano di quelli moderni, abbastanza squaloide nell’intimo per passare dalla Margherita (chi se la ricorda) all’UDC. Ha trovato spazio nel cuore dei moderati e si è fatto eleggere con un unico scopo, quello di fare l’Assessore all’Urbanistica: e su questo ha investito parecchio e in modo creativo.

Solo che ha fatto i conti senza la tetragona decisione di Michele Emiliano che ha giurato, fra le tante cose, che mai e poi mai avrebbe nominato un palazzinaro come assessore, per giunta all’Urbanistica (per cui pare stia pensando all’Architetto Anna Maria Curcuruto, anche se una consistente pattuglia di funzionai regionali spinge per una riconferma dell’Assessore Angela Barbanente, comunemente considerata in assoluto la migliore delle due giunte Vendola).

A Emiliano brucia ancora la scandalosa ed inopportuna scelta di una Degennaro (Annabella) come peraltro modesta e mediocre assessora del suo secondo mandato, che dovette velocemente rimuovere da Sala Massari appena intuì la tempesta giudiziaria sugli appalti pubblici dei palazzinari baresi. Per non parlare della famosa vasca di pesce e frutti di mare, ricevuti in dono, sempre dai Degennaro, che del resto non avevano mai fatto mistero di essere diventati fra i grandi elettori di Michele.

Per cui Peppino Longo, che durante la conferenza stampa non riusciva a nascondere la delusione e il disappunto, anche nello sguardo assente e l’aspetto sofferente di chi mostra di aver fallito il suo unico obiettivo, farebbe bene a rassegnarsi e a fare semplicemente il suo dovere di servitore della cittadinanza, come gli hanno ricordato i suoi colleghi di Consiglio, Salvatore Negro, alla sua riconferma, e Napoleone Cera, figlio d’arte: se assessorato avrà da essere (e sarà) verrà individuato in modo da valorizzare “i valori di cui i Popolari sono portatori” (citando Angelo Sanza) e “la territorialità dei consensi” (cit. Salvatore Negro che essendo salentino voleva dire, traducendo dal politichese, che sarà figlio o figlia delle assolate e profumate terre da cui lui stesso proviene).

Per quanto riguarda le rodomontate di Emiliano (“Cinque donne assessore” fregandosene di quanto dice lo statuto e dopo aver clamorosamente fallito l’operazione donne capolista) il giovane Cera non ha mostrato timore alcuno: alla fine loro sono un partito vero, ha ribadito, non certo un movimento civico. In fondo, l’unico vero partito oltre al PD. Auguri.