Ridurre l’indennità dei Consiglieri e degli Assessori portando tutti a cinquemila euro mensili. L’eco alle dichiarazioni dei pentastellati che hanno già affermato di “accontentarsi” di poco più della metà (mentre si rafforzano le voci di un imminente cambio di casacca da parte di almeno uno di loro, che passerebbe proprio al PD), ha fatto di Michele Emiliano un “populista” e un “demagogo” per la sparuta pattuglia del centro destra pugliese.

Ridurre gli stipendi non risolve i problemi economici della Regione, ma attira consensi e simpatie da parte del popolo bue che non ha mai visto un bilancio e non sa nulla di come si compone: eliminare gli sprechi e gli abusi è un conto, togliere i rimborsi e rendere poco conveniente l’attività amministrativa di un eletto può significare nei fatti ridurre la democrazia a una questione per pochi e privilegiati benestanti.

Michele Emiliano, in formato leader che aspira alla segreteria nazionale del PD (e dunque alla prossima presidenza del consiglio, sempre che Renzi non riesca a disperdere tutto il consenso ottenuto nel 2013) non esita a usare tutte le carte che ritiene utili per titillare i cinque stelle da un lato e mettere a cuccia i piddini baresi, come Marco Lacarra che pensavano già d’essere Assessori a qualcosa.

Quella di Emiliano e cinque stelle è una strana e non voluta alleanza: nei fatti sono due border line che potrebbero innescare una situazione curiosamente convergente. Michele con le sue promesse roboanti, le sue sparate demagogiche (qualche anno fa invitò i baresi a sputargli in un occhio se si si fosse mai candidato alla presidenza della regione Puglia, adesso ha promesso di perdere 20 dei suoi troppi chili in più…); i cinque stelle con la sindrome di purezza e santità che stranamente si accorda alla richiesta, per esempio, della Presidenza del Consiglio Regionale.

Nel mezzo c’è tutto il resto: a cominciare da un Consiglio Regionale senza donne in maggioranza (tutte fra le opposizioni e sono solo sei su cinquanta consiglieri), con le opposizioni frantumate in due blocchi e una maggioranza che nei fatti rischia di essere la prima opposizione militante al Presidente. È una Puglia con una serie di problemi davvero grossi, a cominciare da una Sanità che doveva essere il fiore all’occhiello del decennio vendoliano e che resta invece, il suo più grave fallimento.