Su cinquanta consiglieri, cinque donne. E nessuna appartiene al centrosinistra, la maggioranza che ha espresso il Presidente. Per poter creare una giunta che rispetti le “quote rosa”, Michele Emiliano sarà costretto a nominare due esterne, di cui abbiamo già scritto in altra sede.

L’esito vergognoso per una parte politica che, almeno a parole, si è sempre battuta per la parità di genere in ogni aspetto della vita sociale, economica e politica del paese, fa pensare che l’attuale legge elettorale abbia bisogno di alcuni correttivi, sui quali bisognerebbe iniziare immediatamente a lavorare.

Ovviamente, questo vuol essere solo un contributo alla discussione, premettendo che personalmente non ci piacciono affatto le “quote rosa”. Ma da qualcosa bisognerà pur partire: ed essendo già definito che le liste devono, per un terzo e due terzi, rappresentare i due generi biologici in cui si differenzia al momento il genere umano, si potrebbe, sulla scorta di quanto applicato in Comune, prevedere almeno due preferenze.

Con la possibilità di indicarne solo una. Ovviamente, nel caso se ne vogliano indicare due, devono essere di genere diverso. Ripetiamo: personalmente vorremmo rivendicare il diritto di votare due donne o due uomini, ma onestamente, visti i modestissimi risultati ottenuti in Comune, sempre meglio di quelli ottenuti in Regione, forse è un male necessario e speriamo transitorio.

Poi crediamo necessario introdurre il ballottaggio per l’elezione del Presidente. Sul modello della Legge toscana, che prevede la soglia del 40%: al di sotto i due candidati presidenti più suffragati si scontrano quindici giorni dopo.

Si potrebbe inoltre, sempre sul modello della Toscana, ridurre ulteriormente il numero dei Consiglieri Regionali da 50 a 40: crediamo siano più che sufficienti a esprimere i territori in modo ampio ed esaustivo. Questo costringerebbe partiti e movimenti a selezionare al meglio la propria classe dirigente, nel modo in cui ritengono più opportuno: una volta c’erano i partiti a scegliere chi candidare e chi fare eleggere, sostanzialmente concentrando il voto sui nomi che si ritenessero più meritevoli. Oggi i metodi sono cambiati, e non sempre in meglio: e dobbiamo ancora capire dove si siano formati i guru della filosofia politica che sostengono che la “rete” sia il veicolo migliore per individuare la classe dirigente.

C’è tutto il tempo per riformare una legge elettorale fatta con i piedi e con la fretta di un Consiglio che scadeva, dove tutti, senza eccezione, compresi i sinistri più sinistri (a parole almeno) erano più preoccupati di mantenersi in gioco che di riformare la normativa.

La Puglia si affretti: il suo Presidente appena eletto sta già pensando che, forse, nel 2016, potrà concorrere alle primarie per la scelta del nuovo segretario nazionale del PD, in corsa per la prossima tornata elettorale politica. Insomma, si sta preparando ad “asfaltare” Renzi.