Consoliamoci: non è solo la Puglia ad avere due destre e tre sinistre. Il Monstrum alligna anche in altre regioni italiane, così come i salti della quaglia (tipico quello di Ciriaco De Mita, passato al renzismo con tempismo inviabile).  Aver compagno al duol scema la pena, dice il vecchio adagio.

Le due destre pugliesi sono litigiosissime e spaccatissime. Francesco Schittulli e Adriana Poli Bortone capeggiano due schieramenti apparentemente asimmetrici, entrambi ospitando partiti, movimenti e raggruppamenti politici che in comune hanno solo la professione di fede anticomunista, e in genere antisinistra. A campagna elettorale appena iniziata si stanno insultando come vaiasse della commedia dell’arte napoletana.

La Poli, in verità potrebbe pure fare a meno del “centro”, in quanto a fare compagnia alla sua lista “Puglia Nazionale” ci sono oltre, ai lacerti berlusconiani di Forza Italia, quelli di “Noi con Salvini” e il piccolo ma agguerrito partito liberale, che ha potuto fare un’alleanza simile solo perché i liberali veri sono tutti morti.

Schittulli, la cui lista personale gode del sostegno di numerosi orfani inconsolabili del MSI di Giorgio Almirante, è invece alleato con La lista OLTRE di Raffaele Fitto e i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, cui apparteneva del resto anche Adriana Poli Bortone, che ormai va considerata fuori dal partito.

Gli osservatori più attenti si staranno chiedendo dove siano finiti gli alfaniani del Nuovo Centro Destra, che a Roma, si ricorderà, governano con Matteo Renzi e hanno un Ministero chiave come quello dell’Interno. Ebbene: essi vivono anche in Puglia e si sono, come dire, diluiti nella lista di Schittulli. Imitando un po’ il miracolo di San Gennaro, quando il sangue si liquefa, anche gli alfaniani si sono liquefatti nella lista Schittulli: in questo modo non hanno dovuto presentarne una loro, risparmiando un bel po’ di soldini e lavoro.

Del resto non potevano contare sui soldini del loro leader pugliese, Massimo Cassano, coniugato Degennaro, visto che lui non si candida e, notoriamente, non sta certo a spendere per altri che non siano lui stesso (del resto, delle regionali non gli interessa nulla, visto che sta al governo con il partito di Emiliano, mentre in Puglia a Emiliano lui dovrebbe fare la guerra, ma già Renzi lo ha avvisato che lo fa saltare dal Governo se solo ci prova).

Massimo Cassano sta tenendo un profilo bassissimo, ora che i giochi sono fatti. Si trova in una compagine politica (il NCD) da Berlusconi fuggita un anno prima di Raffaele Fitto, da lui però detestato anche sul piano personale. Eletto Senatore per miracolo (era all’undicesimo posto di una bloccata e solo un clamoroso exploit del PDL gli ha concesso di essere eletto, messo in lista proprio da Fitto e a quel posto per evitare che fosse eletto), un altro miracolo lo ha portato ad occupare la poltrona di Sottosegretario al Lavoro.

Non gli si riconoscono altri particolari meriti professionali o politici oltre a quello d’essersi sposato con una Degennaro, un cognome che in Puglia conta ancora qualcosa. Dovendo dunque allestire una lista, gli alfaniani pugliesi, di cui Massimo Cassano è comunque leader per autoproclamazione, hanno dovuto arrangiarsi per farsi mettere in lista con un budget risicatissimo a disposizione: Massimo non poteva far nulla per loro (e forze non voleva) a rischio di perdere il sottosegretariato.

Arrangiatevi, era il titolo di un grande film del 1959. E nel NCD si sono arrangiati, facendosi “ospitare” nella lista di Francesco Schittulli, a caccia di un seggio in Consiglio Regionale.