Francesco Schittulli continua a prendere schiaffi in faccia ogni volta che va a Roma e tenta di farsi ricevere da Silvio Berlusconi. Per lui solo disprezzo e cinismo: l’ultima gliel’ha soffiata in faccia Luigi Vitali, il Commissario politico messo apposta in vista delle regionali, giusto per sottolineare che, a parole, in Puglia Raffaele Fitto non conta più nulla. “C’è la fila dietro di te se ti ritiri” è stata la gentile e cordiale frase sibilata a Schittulli da Vitali, visto che il Professore oncologo ha più volte detto che, ove non dovesse riuscire a compattare “tutto il centrodestra” (e dunque Forza Italia inclusa) dietro di sè, si sarebbe ritirato.

Il grande torto di Schittulli, sempre secondo Vitali, è quello di aver scelto Raffaele Fitto e non il re travicello o la regina travicella cui aspira Forza Italia per la Puglia. Schittulli per le regionali vuole liste forti e rappresentative, e in Puglia farne una o più di una senza o addirittura contro le armate fittiane, significa perdere e perdere male.

Se Schittulli dovesse dar retta a Vitali e candidarsi senza o contro Fitto, rischia di perdere e di non essere nemmeno eletto in Consiglio. “Arriverebbe quarto” ci dice chi conosce bene certe dinamiche. Quarto dopo Michele Emiliano, che viene dato vincente soprattutto dai suoi avversari, Antonella Laricchia (5 Stelle) e l’eventuale candidato/a della “coalizione sociale” di ispirazione landinian-vendoliana, sulla cui esistenza-consistenza esistono ancora numerosi punti interrogativi.

E mentre Michele Emiliano continua a imbarcare alleati nella sua compagine, novello Noé costruttore di una variopinta Arca (gli ultimi a salire sono stati i Comunisti d’Italia, eredi del PCdI di Oliviero Diliberto e Armando Cossutta), il centrodestra conosce una sola, feroce e massiccia mobilitazione: quella del Salento e di ogni singolo fittiano salentino. Non c’è ospedale, scuola, ufficio, posto pubblico latu sensu, dove non ci sia stata una vera e propria chiamata alle armi da parte di dirigenti fittiani ai loro sottoposti, fittiani o meno che siano. Una sola è la consegna, stringere i ranghi, contarsi, resistere e armarsi, ovviamente in senso politico.

Fitto sta mostrando le sue potenzialità ai suoi ex sodali di Forza Italia, che disarmati e sconvolti dalla debacle inevitabile che attende il partito alle regionali, non sanno letteralmente che pesci prendere. Dopo aver perso per due volte le regionali (e per tre volte le comunali del capoluogo di regione), senza troppo interrogarsi sulle sue responsabilità politiche e senza rammentarsi del suo inutile tentativo di scalata alla leadership nazionale, Raffaele sembra essere concentrato solo sul dopo. Distruggere il partito in Puglia per poi raccoglierne le spoglie, cambiarne il nome, cucirselo addosso e rilanciarlo partendo dal Sud per il 2018.

Del resto, la Storia ce lo insegna: i grandi principati del passato sono nati da guerre sanguinose fatte da bande di terribili e organizzatissimi malfattori. E absit iniuria verbis, sia chiaro.