Non ha convinto nessuno questo accordo a 72 ore scarse dalle primarie del 30 novembre, che Michele Emiliano, in veste di segretario regionale del PD, ha voluto stringere con l’UDC di Pierferdinando Casini (una volta di più omen nomen).

Potrebbe essere un passo falso, un errore clamoroso che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe svuotare di ogni significato le primarie (nel popolo del centro sinistra si parla già di diserzione in massa, il 30 novembre) penalizzando anche e soprattutto gli altri due competitori, Guglielmo Minervini e Dario Stefano, già perplessi dal dinamismo incontenibile dell’ex sindaco di Bari, soprannominato da qualche settimana Asso Pigliatutto.

Non si poteva aspettare almeno la conclusione delle primarie (e la proclamazione del vincitore) per decidere questo accordo che puzza lontano un miglio di spartizione di poltrone e assessorati, una volta conquistata la Regione? Ed Emiliano, che giustamente rivendica il suo ruolo politico di segretario regionale del PD, non avrebbe potuto sospendersi per questo periodo pre primarie ed affidare gli affari di segreteria a qualcun altro, per esempio il fido Giovanni Procacci, da sempre sostenitore di arcipelaghi politici e dunque di larghe intese?

Stiamo parlando di un accordo con una forza politica (UDC) che non solo ha una consolidata e ondivaga storia di alleanze (al centro destra, al centro sinistra, al centro e basta), ma che alle ultime elezioni regionali in Calabria, si è presentata da sola, mentre a livello parlamentare parla da mesi della costituzione di un unico gruppo con NCD e gli amici di MArio Mauro, la Costituente Popolare, che non riesce a concretizzarsi.

UDC che a livello regionale si troverebbe, nei fatti e negli atti, all’opposizione insieme al NCD, che ha partecipato al tavolo del centro destra ovunque e che però è riuscita a trovarsi anche dall’altra parte quando serviva, se serviva, a livello più locale.

Chiediamo a Emiliano, mettendoci per un attimo dalla parte di un elettore di centrosinistra: che senso ha annacquare la compagine con un ex avversario senza mai confrontarsi su programmi e intendimenti per il prossimo governo della Puglia?

Far convivere un istituto innovativo (almeno per l’Italia) come le primarie con questa bassa macelleria da vecchissima politica da pentapartito d’annata,potrebbe generare anche in Puglia un irresistibile fenomeno astensionista, sul modello dell’Emilia Romagna, dove quasi 70 elettori su 100 non sono andati a votare, e quei trenta superstiti hanno distribuito la loro preferenza in modo da rendere ipertrofico un solo partito (il PD) che governerà in compagnia di qualche lista civica e di alleati ormai ridotti al lumicino.

I segnali che sono arrivati dall’Emilia Romagna e dalla Calabria (dove l’astensionismo è stato attenuato solo dalla inevitabile “militarizzazione” del voto da parte della criminalità organizzata), avrebbero dovuto far riflettere meglio Emiliano, che comunque non può pensarsi e agire come fosse uno e trino: presidente del PD, candidato alle primarie del Centrosinistra, presidente del tavolo delle trattative politiche.