I due sindaci che lo hanno preceduto, Mimmo Gatti del PD e Pino Rana UDC, sono stati appena rinviati a giudizio, insieme ad altre 25 persone, a vario titolo, per  associazione per delinquere, concussione, corruzione, falso, peculato, estorsione, truffa, riciclaggio e lottizzazione abusiva. L’inchiesta,  partita il 30 novembre 2012, portò all’arresto di 12 indagati, tra cui  gli ex sindaci.

A fine agosto è toccato a lui, Nicola Magrone, lasciare il suo posto di primo cittadino di Modugno, “suicidato” dalle dimissioni di ben 13 dei 24 Consiglieri, fra cui molti della sua stessa maggioranza. Di lì a poche ore era in vista un Consiglio Comunale strategico.

Al centro, il grande cancro per ora inguaribile di Modugno, un tempo sobborgo agricolo della città di Bari, poi uno dei due nuclei della Zona Industriale, oggi inguardabile bubbone senza identità, senza uno schema urbanistico, senza più un filo della bellezza che fu, se non nella chiusa del piccolo centro storico, che ogni tanto viene pure imbrattato da insegne o restauri da brivido.

Il cancro è quello della speculazione edilizia, in una città dove da sempre comandano i “costruttori” alcuni dei quali, padroni di mezza città, già sono presenti in prima persona in assemblee elettive, anche di livello regionale. Un cancro che in realtà nessuno vuol sanare perchè riguarda, in modo trasversale, tutte le forze politiche o quasi, tanto che a “suicidare” Nicola Magrone, dimettendosi in 13, sono stati anche i consiglieri comunali della sua stessa maggioranza, composta da liste civiche e che Magrone aveva orientato sin dalla campagna elettorale alla soluzione del problema urbanistico.

Riassumendo: nel 1995 Modugno si dà un Piano Regolatore Generale ma nel corso degli anni, infinite variazioni funzionali agli interessi speculatori di una precisa classe di imprenditori lo stravolgono. Nel 1999 il Consiglio Comunale del tempo approva 13 varianti che non saranno mai trasmesse alla Regione per la convalida in quanto ci si rende conto che non avrebbero passato il vaglio tecnico-urbanistico dell’Assessorato. Ma si costruisce ugualmente, violando la legge e in pratica, abusando del territorio.

Magrone aveva tentato, con una delibera, di spedire alla Regione quelle 13 varianti perché almeno la Regione potesse esprimersi definitivamente: e questo avrebbe verosimilmente sancito la totale illegalità urbanista in cui giace Modugno per larga parte del suo territorio. A Meno di 48 ore dalla discussione in Consiglio Comunale, arrivano le dimissioni di 13 Consiglieri Comunali e dunque la fine della Giunta di Nicola Magrone.

Se le cose stanno così, e al momento non abbiamo motivo di dubitarne, resta incredibile che, a motivare la fuga dalle proprie responsabilità e le dimissioni, sia stato non il premere del PUM (il Partito Unico del Mattone), alquanto bipartisan e consociativo, ma  il “caratteraccio” del Sindaco.