La nuova giunta di Decaro continua a scricchiolare. Tra attribuzioni indebite di titoli e incompatibilità di ufficio, spunta il cigolio di Angelo Tomasicchio, nuovo assessore al Personale, accusato di aver intascato i gettoni di presenza da consigliere, nella scorsa amministrazione, facendo poi rimborsare 3.100 euro al mese all’associazione presso cui lavorava. Il nuovo colpo assestato alla nomina di Tomasicchio rende ancor più precaria una giunta con evidenti difetti strutturali. Il pericolo di crolli è sempre più concreto, e forse avremmo dovuto capirlo già da quando li abbiamo visti presentarsi alla città coi caschetti di sicurezza sulla testa.

In attesa di sviluppi sulle vicende parallele di Partipilo e Romano, per quanto riguarda Tomasicchio, il Sindaco pare tranquillo, ritenendola una vicenda vecchia e archiviata ha chiarito la posizione dell’assessore all’interno della giunta. A noi la sicurezza del sindaco, con tutto il rispetto, non è bastata e abbiamo voluto sentire la versione del diretto interessato. Raggiunto al telefono, l’assessore Tomasicchio parla per la prima volta della vicenda che lo ha coinvolto.

«Basta andare a leggere gli articoli 79 e 80 del testo unico degli enti locali – dichiara Tomasicchio – che regolano lo stato giuridico degli eletti, dei consiglieri comunali ma anche circoscrizionali, che assumono incarico elettivo. Dovendosi gli eletti assentare dal posto di lavoro per esercitare la funzione pubblica, le loro aziende percepiscono il rimborso per le ore documentate di effettiva assenza. Pertanto, partendo da questi due articoli, il sottoscritto ha lavorato dal 2007 a fine 2011 presso un ente di formazione, che si chiamava In F.I.E.R.I., dove non ero presidente, non ero componente del consiglio direttivo, di nulla. È l’azienda che ha ricevuto i rimborsi. Successivamente, con la fine del rapporto di lavoro, io vengo assunto dal consiglio direttivo di un altro ente di formazione regolarmente costituito dal 2003, dove in un periodo sono stato anche nominato presidente. Terminato il periodo di prova, mi sono dimesso dalla presidenza e dal consiglio direttivo. È l’azienda che ha percepito il rimborso, non Tomasicchio. È una cosa diversa »

Insomma, Tomasicchio stesso, non solo respinge le accuse di aver intascato gettoni di presenza e rimborsi lavorativi, ma punta i fari su quanto quella dei rimborsi ai datori di lavoro sia una prassi di legge estesa a tutti quanti, dipendenti nel pubblico o nel privato, ricoprano una funzione pubblica.

«Se si va sull’anagrafe degli eletti, si può vedere come, per tutti gli altri consiglieri che lavorano in aziende private,  le loro aziende private prendono i rimborsi previsti dalla legge. Nel pubblico non si vede il contributo perché vige il sistema della compensazione, cioè, essendo istituzioni pubbliche, loro hanno il diritto di assentarsi, ma comunque i loro enti pubblici pagano i loro contributi previdenziali alle casse di previdenza. Quindi il rimborso è al datore di lavoro, non al sottoscritto, come strumentalmente vogliono far credere». 

La spiegazione di Tomasicchio è chiara. Se esauriente o no lo lasciamo decidere a chi ci legge. Ora, quello che resta da capire è come si assesterà la struttura, al netto delle giustificazioni di tutti gli assessori tirati in ballo, dei pareri delle varie Authority, delle decisioni che Decaro prenderà.