«Sono stata ritenuta idonea all’abilitazione forense nell’ottobre 2013, ho fatto prima lo scritto e poi l’orale, dopo di che non mi sono iscritta all’albo degli avvocati. Non ho giurato. Non l’ho fatto perché non ne avevo bisogno, nel senso che non faccio attività giudiziale, però ho superato l’abilitazione. Capisco la differenza nel fare e nell’essere abilitato alla professione forense, se lo ritiene opportuno può andare in tribunale e acquisire il certificato di abilitazione alla professione forense. Sono stata imprecisa nella dichiarazione, avrei dovuto dire sono abilitata alla professione forense».

Il tono della telefonata è molto più che cordiale, la questione però andava chiarita. Lo scivolone dell’assessore Romano sul suo essere avvocato ha infatti scatenato un putiferio in rete e lei ha voluto specificare come stanno le cose.

Non è il caso di andare in tribunale, la questione è che, non avendo ancora prestato giuramento, la legge impone di non fregiarsi del titolo…
«L’abilitazione forense si utilizza per esempio nei concorsi pubblici, è già un titolo. Per patrocinare davanti a un giudice è necessario aver prestato giuramento, l’abilitazione forense si ha nel momento stesso in cui io risulto idonea, in base alla legge la commissione ti dichiara abilitata all’esercizio della professione».

Può definirsi avvocato? È di questo che stiamo parlando, di una parola piuttosto che un’altra…
«Per la precisione, sono abilitata alla professione forense».