L’avventura di Antonio Decaro parte con una patata bollentissima da pelare: il rendiconto di gestione, da approvare entro il 30 giugno. In altre parole la certificazione delle entrate e delle uscite del 2013. Mentre tutti si affannano a giocare al “fantassessore”, il Consiglio comunale di Bari corre il rischio di essere sciolto senza neppure insediarsi. Proprio così, lo scioglimento – successivo alla diffida del Prefetto – è la sanzione (l’unica) prevista dalla legge.

«Il rendiconto di gestione – spiega laconicamente il segretario comunale, Mario D’Amelio – non può che essere approvato dal vecchio Consiglio Comunale». Il nuovo, infatti, con molta probabilità non riuscirà a insediarsi prima della metà di luglio. Si volta pagina, ma a metà. Decaro, il neo sindaco, dovrà approvare il suo primo importantissimo provvedimento con la vecchia guardia. Altro che ricambio generazionale.

In questi giorni il segretario comunale Mario D’Amelio e il presidente del Consiglio comunale pro tempore e uscente, Pasquale Di Rella (PD), sono alle prese con la gestione di un assurdo ingorgo istituzionale. La vecchia giunta e il vecchio assessore al ramo, Alfonso Pisicchio, se la sono presa con tutta l’inopportuna calma del caso. Il provvedimento è stato portato in Giunta solo il 10 giugno scorso, nella evidente ed erronea convinzione che fossero sufficienti 20 giorni per l’approvazione da parte del Consiglio comunale. Peccato, però, che il rendiconto di gestione – che il legislatore equipara per importanza al bilancio di previsione – deve essere posto all’attenzione dei consiglieri comunali completo della relazione dei revisori dei conti, come previsto dall’articolo 227 del Testo unico degli enti locali.

La relazione è disponibile da appena tre giorni. La legge, però, non ammette ignoranza e quindi adesso dovranno decorrere altri 20 giorni prima di poter approvare. Di conseguenza decorrerà il termine del 30 giugno. Tutto questo significa sottoporsi al rischio della diffida da parte del Prefetto che, si spera, decida di avere la manica larga nella concessione dei tempi entro cui mettersi in regola. Si possono fare tutte le considerazioni del caso, ma appare evidente che chi ha la responsabilità di far approntare il rendiconto di gestione avrebbe dovuto preoccuparsi di sottoporre con largo anticipo il provvedimento all’attenzione della giunta, dei consiglieri e molto prima dei revisori dei conti.

Probabilmente non si arriverà allo scioglimento del Consiglio comunale, ma in ogni caso la figuraccia è servita. Peraltro potrebbe accadere che qualcuno dei vecchi consiglieri comunali titolati ad approvare il rendiconto entrino nella giunta Decaro. Questa situazione creerebbe non pochi imbarazzi e un’operazione di incompatibilità. Il colmo sarebbe se, nel caso si verifichi questa situazione, si dovesse nominare il primo dei non eletti delle elezioni 2009.

Ma si poteva evitare? Certamente sì. Sarebbe bastato che la Giunta comunale – decaduta oggi – approvasse prima delle elezioni del 25 maggio il rendiconto di gestione. Le elezioni, si sa, vengono prima di tutto, anche delle scadenze previste dalla legge